La denuncia di Antigone: “Con il nuovo delitto di rivolta si ritorna al carcere fascista”
Antigone ha pubblicato un durissimo comunicato contro il nuovo reato di rivolta istituito dal governo.
L’associazione Antigone, interessata a garantire e tutelare i diritti dei carcerati all’interno del sistema penale, ha commentato con asprezza i nuovi provvedimenti del governo relativi al trattamento dei detenuti nelle carceri. Ha pubblicato pertanto un comunicato sul proprio sito, in cui ha palesato il suo disappunto.
“Con il nuovo delitto di rivolta nasce il reato di lesa maestà carceraria. Il governo, a volto e carte scoperte, ha deciso di stravolgere il modello penitenziario repubblicano e costituzionale, ricollegandosi al regolamento fascista del 1931“ è quanto è stato scritto pubblicamente nella nota.
L’obiettivo polemico di Antigone è infatti il pacchetto di provvedimenti sulla Sicurezza della legge 415-bis. La legge è attualmente in fase di revisione, ma per l’associazione non andrebbe approvata. Antigone ha paventato il ritorno a provvedimenti autoritari e fascisti, che sarebbero legittimati tramite l’introduzione del reato di lesa maestà carceraria.
Nella nota, Antigone ha continuato come segue: “Se tre persone detenute che condividono la stessa cella sovraffollata si rifiutano di obbedire all’ordine di un poliziotto, con modalità nonviolente, scatterà la denuncia per rivolta. Un detenuto, ad esempio entrato in carcere per un furto semplice, ci potrebbe restare per quasi un decennio, perché la rivolta viene parificata ai delitti di mafia e terrorismo”.
Il rischio dell’abuso di potere
Antigone ha sottolineato che la legge così com’è stata presentata potrebbe diventare con facilità “un’arma di ricatto per indurre alla disciplina e al silenzio una parte dei detenuti che non dovranno mai più dissentire, protestare, opporsi a qualunque ordine carcerario”. Ha inoltre ritenuto la legge non necessaria, poiché il pregresso sistema punitivo per i delitti carcerari è già piuttosto inflessibile.
Infine, la nota è stata chiusa con un riferimento a un fatto di cronaca che ha colpito l’opinione pubblica durante il periodo di lockdown, nel 2020: i fatti accaduti presso il carcere di Santa Maria Capua Vetere, nel territorio campano. Secondo Antigone, gli episodi di abuso e di violenza di quel carcere sarebbero un campanello d’allarme per l’Italia intera, poiché, già al tempo, alla denuncia di tortura dei detenuti, è seguita la controdenuncia per rivolta.