L’estero per passione ecco le parole di un calabrese
“La qualità complessiva del lavoro era migliore nel luogo, fuori dall’Italia, che ho scelto. Le…
“La qualità complessiva del lavoro era migliore nel luogo, fuori dall’Italia, che ho scelto. Le mie opportunità in Italia erano limitate da un ambiente inquinato da clientelismo, familismo o corruzione”. Dice Silvia Macchione, una 28enne calabrese dottoranda in neuroscienze all’Inserm di Lione: “Nel momento esatto in cui ho messo piede qui dentro ho capito che non me ne sarei andata facilmente. I laboratori stranieri sono dei veri maestri nel pescare nel nostro bacino di conoscenze, le quali ahimè andranno a fare grande la ricerca di altri Paesi”.
Andrea L’Afflitto, un ingegnere aerospaziale dell’Università dell’Oklahoma, premette:”tantissimo ai miei insegnanti delle scuole elementari, medie e superiori. Qui la competizione è a dir poco brutale, ma se si è in gamba si emerge senza tener conto dell’età e del rango accademico. Tornerei? Assolutamente sì. L’Italia regala una bellezza quasi sfacciata, perché si impone agli occhi nonostante i continui sfregi. Del mio Paese mi mancano anche i diritti acquisiti e il welfare, ma ho il terrore che rientrare equivalga a buttare via tutto ciò che ho acquisito”. Pochi di loro si fanno illusioni sull’idea che esista una sistemazione ideale. L’Afflitto, dall’Oklahoma, scrive di una sua precedente esperienza di lavoro: “Ricordo ancora con una punta di dolore l’atteggiamento sostanzialmente razzista di molte persone in Germania”. Aggiunge Alessandro Angerilli della Ludwig Maximilian Universität di Monaco: “Il familismo, il clientelismo, la corruzione morale e le raccomandazioni esistono anche in Germania. Però parlarne è un tabù e l’eccesso di soldi nella ricerca rende tutti felici”.