Batosta a Pisa dato l’aumento del 5% sulle bollette dell’acqua. Pisa ha incrementato più di tutta la regione Toscana ed una tra le più alte d’Italia. “Gli aumenti si basano sugli investimenti che abbiamo deciso due anni fa – si difende il presidente della società, Giuseppe Sardu – e ne sono stati deliberati tanti, con una spesa di almeno il doppio dei soldi rispetto alla media nazionale. È per questo che i nostri clienti pagano un po’ di più […] Acque ha già effettuato una marea di investimenti, più delle altre aziende toscane […] Acque – spiega la società – gestisce una rete acquedottistica lunga quasi seimila chilometri. Una rete ereditata dalle gestioni precedenti che per larghi tratti è obiettivamente datata e, nei casi peggiori, obsoleta, da qui il numero elevato di rotture in alcune aree del territorio. Ma è proprio per questa ragione che l’incidenza degli investimenti garantiti dall’Azienda è altissima – fa sapere la dirigenza – sia in termini assoluti, sia in rapporto al costo per l’utente in bolletta: si tratta di finanziare molti interventi onerosi e significativi, per rinnovare la rete idrica e consentire di anno in anno un servizio sempre migliore, che già oggi è pressoché continuo e senza particolari criticità. Ma questo non basta: sebbene Acque conti di spendere 120 milioni tra il 2018 e il 2019, la spesa non consente di far fronte a tutti gli investimenti che sarebbero necessari a rinnovare l’intera rete idrica […] Quasi il 50% della bolletta di Acque va in investimenti, mentre la media nazionale è inferiore al 30% – prosegue la società – e vengono investiti 64,50 euro pro capite all’anno, quasi il doppio della media italiana (38,7 euro pro capite). In altre parole, siamo fra i gestori a investire di più. In Toscana c’è una maggiore necessità di investimenti rispetto al resto del Paese, per un contesto territoriale che, per le sue caratteristiche, è molto complesso: la disponibilità della risorsa è limitata e l’acqua deve percorrere molti chilometri per raggiungere le aree da servire, specie nelle zone collinari, ma anche nei centri urbani – conclude l’azienda – che non hanno una immediata disponibilità di fonti di approvvigionamento idrico naturali”.