Il fumo causa ogni anno più di 7 milioni nel mondo, le vittime in Italia sono stabili dentro un range che va dai 70 mila agli 83 mila persone. In Italia ci sono 12 milioni di persone adulte che fumano quidni il 23 della popolazione circa, bisogna pensare che l’Umbria è la prima regione d’Italia con la più alta percentuale di fumatori che sta al 31%. Dato questi numeri molto preoccupanti l’azienda Phillip Morris ha decisodi svilupapre una tecnologia che sfrutta il riscaldamento del tabacco al posto della nociva combustione. Di questo discorso si è parlato al tavolo “Il tabacco in Umbria – tra innovazione, tradizione e tutela della salute”, promossa da Philip Morris Italia e Coldiretti. In tale contesto, come ha spiegato il direttore relazioni esterne di Philip Morris Italia, Gianluca Bellavista, è essenziale il ruolo sociale dell’impresa. “Philip Morris, come primo produttore di sigarette al mondo, sicuramente fa parte del problema del fumo e quindi come azienda responsabile è anche nostro dovere cercare di far parte della soluzione e come soluzione crediamo alla riduzione del danno. Ovvero offrire ai fumatori che non riescono, o non vogliono smettere di fumare, delle alternative basate sulle evidenze scientifiche che riducano la tossicità e quindi potenzialmente il rischio di contrarre malattie fumo-correlate. In questo caso noi crediamo in prodotti del tabacco, che scaldano il tabacco, non brucia perché è dalla combustione che derivano delle sostanze tossiche, scaldandolo si rilascia la nicotina che, malgrado quello che pensa la gente, è quello che crea dipendenza ma non è la principale fonte del danno, quindi il tabacco può riavere una nuova dignità”. Sicuramente ci sono da vedere due aspetti importanti Economia e salute del cittadine due parole importanti dato che si cerca trovare una soluzione per dare lavoro ma non nuocere troppo alle persone che fumano anche se i dati che entro il 2025 le persone non cominceranno a diminuire di fumare ma ci sarà una stabilità, questo sicuramente porterà gravissimi danni alle nostre comunità in termini di costi e anche in termini sanitari.