Casino chiuso a Campione d’Italia: quanto perde il paese
Campione d’Italia vive un disagio non indifferente a causa della decisione di chiudere il casino…
Campione d’Italia vive un disagio non indifferente a causa della decisione di chiudere il casino dopo anni e anni di lavoro no stop. E così tutto il circolo economico si arresta mandando in tilt l’intero paese.
Casino chiuso: il sindaco di Campione d’Italia esprime il malcontento
Il primo cittadino del paese afferma «Siamo sempre stati additati come il paese del bengodi, dei privilegi. Campione d’Italia è sempre stato invidiato, capisco che gli altri guardino alla nostra situazione con soddisfazione, adesso però siamo disposti a cambiare pelle».
Secondo il sindaco Roberto Salmoiraghi, c’è sempre stato un velo di invidia verso il paese, d’oggi che si sta sotto i riflettori tutti notano i difetti che prima non si vedevano. Non esistendo più i bei tempi in cui c’era un via vai di richieste di aiuto alle porte del Comune d’oro, a partire dai paesini limitrofi della provincia di Como (e non solo) i quali chiedevano aiuto ogni qual volta si presentasse un ostacolo particolare da superare.
Campione d’Italia era il paese perfetto agli occhi di tutti, perché era la patria del gioco d’azzardo, una etichetta data in primis dallo Stato che amava incassare imposte e tasse dirette di importi pari a 15 o a 20 milioni di euro. Senza poi dimenticare le imposte sul reddito che a Campione si calcolavano con estrema facilità dal momento che qua, quasi tutti i tremila residenti erano dipendenti o del Comune o della casa da gioco. Ora che la gallinella ha smesso di deporre le uova d’oro, nessuno ricorda più chi sono. I 103 dipendenti comunali hanno stipendi arretrati da febbraio e stanno aspettando forse invano la metà della tredicesima. Al casinò, che ormai è chiuso da settimane, i dipendenti sono riusciti a prendere lo stipendio di luglio, col punto interrogativo su cosa accadrà per il mese di agosto
Campione d’Italia: il paese del casino dimenticato dal mondo
Non bisogna poi scordare che, i residenti in paese godono dell’assicurazione sanitaria svizzera, strettamente necessaria in un paese che dista poco dal confine (appena mezz’ora di macchina). Ma la polizza vale a patto che si lavori. In pratica con il casinò chiuso è tutto nel caos, e i tempi d’oro di partite a poker o roulette gratis per Campione d’Italia sono finiti.
E che dire poi del fatto che tutte le utenze, a partire dall’energia elettrica, sono attinte dalla Svizzera. Il Canton Ticino reclama i debiti, dato che è attualmente in sospeso il pagamento del servizio di raccolta rifiuti per un ammontare di 300mila franchi svizzeri (circa 260mila euro), altri 20mila franchi (poco più di 17mila euro) di debiti con i pompieri della vicina Melide, e chi più ne ha più ne metta
Infine, i primi gambizzati tra i lavoratori licenziati, sono state nove maestre della scuola materna Garibaldi, e gli impiegati della posta. In questo modo, a partire dal mese di settembre le mamme saranno costrette a tenere a casa i figli, dal momento che se qui pagavano una retta di 1.800 franchi l’anno, circa 1.600 euro, a Lugano si paga molto ma molto di più. Medesimo discorso applicato per le cuoche che preparavano da mangiare per scuole elementari e medie. Si ferma tutta l’economia per un casino chiuso: lo stato non ha fatto abbastanza!