Diventare genitori è una bellissima esperienza, ma comporta anche alcuni problemi dal punto di vista lavorativo. Molte mamme si trovano, soprattutto dopo lunghe maternità, a voler rientrare nel mondo del lavoro, ma pensano “Non so cosa fare nella vita!” a fronte di un mercato del lavoro che è cambiato molto velocemente e nel quale hanno difficoltà a reintrodursi con le giuste qualifiche e competenze. Basti pensare che l’Italia – secondo una ricerca della Fondazione Openpolis – tocca i livelli più bassi di occupazione femminile nell’intera Unione Europea: è al penultimo posto, con il 52,5%, poco sopra la Grecia, al 48%.
I motivi per i quali le donne, una volta diventate genitori, hanno difficoltà a reinserirsi nel mondo lavorativo, possono essere tanti: la mancanza di sostegno per le mamme lavoratrici, i datori di lavoro che decidono di licenziare o declassare una donna che ha deciso di avere un bambino o anche il desiderio di rimanere più tempo possibile a casa con il neonato.
Tornare a lavoro, tuttavia, non è impossibile. Bisogna cercare di organizzare la propria vita al meglio per non privarsi di nessuna delle possibilità disponibili. Di seguito verranno suggeriti dei pratici e reali consigli di alcune neomamme su come cercare e tornare a lavoro dopo la maternità.
Scegliere un asilo nido o una baby sitter è fondamentale: il piccolo si troverebbe meglio con altri bambini oppure a casa con una baby sitter? O magari sarebbe il caso di lasciarlo con i nonni o con gli zii?
Nel caso in cui si decidesse di optare per un asilo nido, bisogna tenere in considerazione che a contatto con altri bambini il neonato potrebbe ammalarsi spesso: è sempre meglio tenere i contatti con una baby sitter a chiamata, che potrà aiutare in caso di necessità. Inoltre, scegliere un asilo vicino al proprio posto di lavoro potrebbe essere una buona idea: se necessario, si potrà sempre correre dal bambino.
Se, invece, si decidesse di assumerne direttamente una a tempo pieno, può essere utile effettuare una ricerca online, grazie ai molti siti che aiutano a ricercare la baby sitter. Serve informarsi bene sulle tariffe e su come metterla in regola e pagare regolarmente i contributi.
Se si ha la fortuna di avere un membro della propria famiglia che si offre di occuparsi del neonato, la gestione potrebbe essere più semplice e fidata.
La decisione di tornare al lavoro va comunicata al datore di lavoro alcuni mesi prima, in modo da avere il tempo necessario per discutere di tutto.
Bisognerà decidere come tornare a lavoro: si potrebbe prendere in considerazione il part-time, un lavoro ripartito o si potrebbe scegliere di lavorare a ore compresse (meno giorni ma più ore).
Bisogna, in breve, stilare un programma di lavoro per essere il più organizzati possibile. Si suggerisce di mettere per iscritto le proprie esigenze (che sicuramente cambieranno con la crescita del bambino) e di informarsi alla perfezione sui propri diritti e sui propri doveri. Comunicare in maniera più chiara possibile aiuterà a non avere ulteriori difficoltà nel reinserimento in azienda.
Continuare ad allattare al seno può essere un buon modo per sentirsi più vicini al proprio bambino pur avendo ricominciato a lavorare. È bene ritagliare un momento speciale soltanto tra mamma e neonato, soprattutto quando è necessario stare lontani per alcune ore.
Secondo alcuni studi, inoltre, le mamme che allattano al seno si assentano da lavoro molto meno rispetto a quelle che utilizzano il latte artificiale; i bambini, assimilando tutte le proprietà salutari e protettive del latte materno, tendono ad ammalarsi meno rispetto agli altri.
Se c’è la necessità di estrarre il latte mentre si è sul posto lavorativo, si suggerisce di avvisare il datore di lavoro con largo anticipo: in molti paesi c’è l’obbligo di fornire alle neo mamme uno spazio privato per estrarre e conservare il latte materno in modo sicuro.
Tornare a lavoro dopo aver avuto un bambino è stressante, si sa. Uno degli errori più comuni è quello di voler fare tutto, senza mai chiedere una mano. Ma va ricordato, però, che il proprio umore si riverserà automaticamente sul neonato: è sempre meglio cercare di rilassarsi quando è possibile.
Si suggerisce di dormire quando il bambino dorme: le faccende di casa possono aspettare qualche ora in più, la salute mentale e fisica di una mamma è, invece, molto importante.
Una volta tornate da lavoro, inoltre, è sempre meglio passare del tempo con il neonato invece che mettersi a pulire o a rassettare in giro.
Quando si passa dallo stare 24 ore su 24 col proprio bambino a doversi assentare per buona parte della giornata, non è semplice stabilire una nuova routine. Si suggerisce di stabilire con il neonato un nuovo rituale da affrontare insieme quotidianamente: un bagnetto la sera prima di andare a dormire, la lettura di una fiaba prima della buonanotte o una passeggiata all’aria aperta per trascorrere un po’ di tempo insieme.
Se il bambino non è figlio unico e c’è anche un fratello maggiore a cui badare, è buona abitudine passare del tempo con entrambi per non far sentire nessuno escluso.
Durante il fine settimana, inoltre, si potrà pensare a delle attività da fare tutti insieme all’aperto: una passeggiata in bicicletta o una gita in campagna, per esempio.
Se si preferisce stare in casa, ci sono molte attività da fare con i bambini pur rimanendo tra le quattro mura: dei lavoretti con i colori, con dei vecchi contenitori e chi più ne ha più ne metta, bisognerà soltanto dare spazio alla fantasia e dedicarsi solo ai bambini. Un modo utile anche per staccare la spina e non pensare al lavoro, almeno per qualche ora.
Ultimo punto, ma non meno importante: non ci si dovrebbe mai sentire in colpa quando si decide di tornare al lavoro. Essere mamme non vuol dire che ci si debba privare di tutto ciò che non riguarda i figli. Avere una propria indipendenza economica e sentirsi realizzate dal punto di vista lavorativo è fondamentale, ed è possibile conciliare i due mondi.
Una donna che vorrebbe tornare a lavoro e non lo fa perché pensa sia sbagliato nei confronti del figlio, alla lunga ne soffrirà e il suo malumore ricadrà sul bambino.
Essere una mamma che lavora non è assolutamente una colpa, ma un privilegio: secondo gli Invalsi, i figli delle mamme lavoratrici rendono anche di più dal punto di vista scolastico.