La cessione del quinto è un tipo di prestito personale a tasso fisso, rimborsabile in 10 anni e con una rata che non può superare il quinto dello stipendio. I rimborsi sono trattenuti mensilmente dalla busta paga e di quest’operazione si occupa il datore di lavoro o un ente specifico per i pensionati. Questo tipo di finanziamento si addice ed è consigliato ai lavoratori a tempo indeterminato, ai pensionati e a chi ha una storia creditizia poco lineare. Infatti le banche sono più flessibili nel concedere il prestito, vista la garanzia dello stipendio.
Negli ultimi anni, secondo Assofin, c’è stato un forte incremento di questa forma di credito. Nel 2016 l’incremento è stato del 7,3% per un totale di 5,22 miliardi di euro e quasi 384 mila operazioni. Per l’anno 2019, le operazioni sono state leggermente inferiori, poco più di 329 mila, ma il trend sembra comunque essere in crescita.
Facendo riferimento all’art. 39 della Legge 180 del 1950, è possibile rinegoziare il prestito a condizioni specifiche, a seconda della durata inizialmente stabilita. Per chiedere il rinnovo del prestito, devono essere passati almeno i 2/5 del periodo di rimborso originario. Il rinnovo si può anticipare, se la durata del prestito è inferiore ai 5 anni. A quel punto, la nuova durata sarà almeno di 10 anni.
Il rinnovo, dunque, non è automatico, va contrattato un nuovo finanziamento presso le banche o le società finanziarie scelte in precedenza. Di seguito, uno schema esemplificativo di rate e tempi per la rinegoziazione, sebbene, per maggiore precisione, si possa ricalcolare con INPDAP cessione del quinto la rata esatta:
Il richiedente si deve trovare in una condizione lavorativa ed economica stabile. Categorie accettate in questa lista, sono quelle che già hanno in essere un prestito e sono:
Possono avvenire, però, alcuni rifiuti nel caso di un’età anagrafica elevata. Succede in casi isolati, ma è giusto sottolineare questo aspetto.
Per evitare questa condizione, si potrebbe nominare come contraente un erede, un familiare. In caso di dipartita, potrebbe essere lui a coprire i debiti con il suo stipendio. Basta che non sia un libero professionista e imprenditore.
I pensionati che hanno superato gli 80 anni, difficilmente potranno rinnovare la cessione del quinto. Anche i dipendenti in procinto di andare in pensione non possono rinegoziare la cessione del quinto in corso. Le compagnie possono rifiutare la domanda del cliente, inoltre, se le sue condizioni di salute si sono deteriorate. Potrebbero richiedere un RVM, richiesta di visita medica.
Tra l’altro, la banca o finanziaria potrebbe rifiutarsi di rinnovare le pratiche se il richiedente rischia un sovraindebitamento finanziario.
È utile ragionare bene sui costi da coprire, prima di pensare al rinnovo. Costi come quelli del conteggio estintivo per: capitale residuo, interessi non goduti, eventuali quote insolute e penale di estinzione anticipata. Non rientrano nel novero del conteggio estintivo le spese di istruttoria e di intermediazione, così come la spesa per la stipula dell’assicurazione a vita e per i rischi sul lavoro.
A determinare la convenienza dell’operazione, è anche il tasso di interesse TAEG. Se risulta conveniente come all’origine o anche di più, allora la scelta è quella giusta. Da questo punto di vista, dal 2015 i tassi d’interesse sono ai minimi storici.
Le rate per un prestito con cessione del quinto non posso essere detratte dalle tasse. Per altre voci, però, c’è questa opportunità.
Nel modello 730 possono essere inserite le spese previste dalla legge, i costi dell’assicurazione e le spese accessorie in caso di estinzione anticipata. Per esempio, si può detrarre la penale estintiva. La percentuale di detrazione è pari al 19%.
Per stare più tranquilli, si può fare un preventivo online e scoprire a quanto ammonterebbe, in linea di massima, il netto. Le condizioni più agevolate sembrano essere riservate ai dipendenti e pensionati pubblici, a differenza degli impiegati privati, che rischiano maggiormente di perdere il posto di lavoro.
Per i dipendenti pubblici o statali, il rinnovo del prestito potrà avvenire in tempi molto brevi, in virtù della Convenzione NoiPA, che riduce al minimo i tempi di elaborazione della documentazione stipendiale e che prevede tassi agevolati. Si ribadisce che rinnovando la cessione, una parte del prestito sarà usata per estinguere le precedenti rate. Il resto sarà nuova liquidità da spendere. Il tutto, mantenendo i vantaggi della cessione del quinto:
Esiste la facoltà di ripensare alla scelta del rinnovo. Garantito, infatti, è il diritto di recesso. Deve essere comunicato formalmente all’ente creditore, tramite raccomandata con ricevuta di ritorno. Vi sono, però, delle controindicazioni: se la somma richiesta è già stata erogata, il capitale e gli interessi relativi vanno interamente restituiti entro 30 giorni dall’invio della comunicazione del recesso. Il soggetto debitore è tenuto a rimborsare al finanziatore anche l’imposta sostitutiva che questi ha nel frattempo corrisposto al suo datore di lavoro (se dipendente), o all’ente previdenziale (se pensionato).
Nel caso si decida, dopo attente valutazioni, di non rinnovare la cessione del quinto, esiste un’alternativa molto simile. Si tratta della cessione del doppio quinto, da sottoscrivere con una delega di pagamento. Attraverso questo prestito personale, la soglia precedente raddoppia e permette di ottenere maggiore liquidità.
In questo caso, sommate le due cessioni, il totale delle trattenute del prestito non deve risultare superiore al 50% dello stipendio netto. I pensionati non possono usufruirne per non rischiare debiti, e conviene loro rinnovare il quinto. Per tutto il resto, il funzionamento e le caratteristiche ricalcano quelle della cessione del quinto.