Avere un negozio fisico è ancora possibile nel 2022?
Si diceva, magari in maniera forse un po’ troppo romanzata, che chi aveva un negozio…
Si diceva, magari in maniera forse un po’ troppo romanzata, che chi aveva un negozio fisico negli anni ’80 e negli anni ’90 era ricco. Ma ricco sul serio. Perché giravano un bel po’ di soldi, le persone spendevano e non c’era l’inflazione che attualmente è presente.
E, soprattutto, non c’era il web. Quindi, i cittadini spesso non avevano neppure idea che magari a qualche chilometro di distanza poteva esserci un altro negozio simile. Oggi, però, le cose non sono cambiate: sono completamente ribaltate.
C’è chi ha ‘solo’ un ecommerce e non un negozio fisico, chi sta pensando di chiudere il proprio locale per dedicarsi all’online e così via. Però, passare da un estremo all’altro non sempre è facile nonché fruttuoso.
In questo approfondimento, capiremo quando, come e perché ha ancora un senso avere il negozio fisico nel 2022.
Non può essere slegato dall’on line
Ancora oggi, incredibilmente, c’è chi non punta sul web per commercializzarsi. Ancora legati al negozio fisico, tante volte si ignora le potenzialità che possono avere un buon sito web o un profilo social ben curato. E questo riguarda tutti i settori, da quelli più classici come l’alimentare o il compro oro, a quelli più nuovi come il vendere l’aggiornamento di software.
E se si ha un negozio fisico presente da anni sul territorio, è assolutamente indispensabile non slegarlo dall’on line. Non parliamo solo di essere presente ma di creare una sorta di uniformità di colori, grafiche e valori che devono essere trasmessi.
Facendo un esempio abbastanza semplice, se il colore predominante del negozio è il rosso, non è che sul web si possono fare grafiche rosa. Altrimenti l’utente, che resta sempre e comunque una persona, si troverà quasi spiazzato di fronte a tutto questo.
Il suo ruolo cambia drasticamente
Il ruolo del negozio fisico cambia drasticamente in questi ultimi anni. E, sicuramente, lo farà ancora nel futuro. Due sono i fattori principali: dare un valore aggiunto e smettere di fare la battaglia sul prezzo.
Partiamo dal primo punto. Quando si entra in un negozio, le persone non vogliono ‘solo’ acquistare un determinato prodotto. Ma vogliono anche altro. Nel senso che se il dipendente o chi per esso è una persona cordiale, simpatica, che sa stare con le persone allora è ovvio che, poi, il cliente va di nuovo perché ha vissuto una esperienza diversa rispetto al fatto di dover acquistare qualcosa on line da un sito di cui non conosce neppure dove sta la sede legale.
Combattere l’ecommerce sul prezzo non ha alcun senso. Si esce semplicemente perdenti e, inoltre, sotto una certa soglia non si può andare. Ciò significa che i margini si riducono drasticamente e, alla lunga, non conviene mantenere in vita un’attività che non frutta quanto dovrebbe. Il ‘segreto’ è quello di offrire qualcosa che un negozio on line non può offrire. Qualche esempio? Un’assistenza personalizzata, un consiglio di persona (serio e corretto, non indirizzato al prodotto che costa di più). Insomma, quel qualcosa in più che le persone si aspettano da una persona.
Occhio a cose che un tempo erano ritenute secondarie
Quando i negozi erano relativamente pochi e non c’era la concorrenza sul web, si puntava ad aprire un negozio e il ‘gioco’ finiva lì. Adesso, però, il discorso è molto più complesso perché bisogna tenere in mente una marea di aspetta che, prima, potevano essere perfino trascurabili.
Primo tra tutti: com’è la connessione wi-fi in quel negozio? È veloce oppure no? Prende la linea? Anche la questione parcheggio è un qualcosa da valutare con estrema attenzione. Il numero delle macchine circolanti è cresciuto nel corso degli anni e, quindi, è scesa anche la quantità dei posti disponibili. Questo è il rovescio della medaglia, ad esempio, di chi sceglie di aprirsi un negozio in centro: magari passano anche più persone, con un’alta possibilità di spesa, però, comunque, il più delle volte tra ZTL e difficoltà di parcheggio non tutti riescono a sostare con calma.
Proprio per questo, diversi imprenditori scelgono di aprire un negozio in periferia proprio per non avere di questi problemi. Anche perché, e qui ci riallacciamo al discorso precedente del web, con il mondo di internet è un attimo che si viene conosciuti in tutto il mondo anche se si lavora sul cucuzzolo di una montagna.
Vendere esperienze ‘umane’
Non è certamente un caso che i negozi si stiano ‘convertendo’ al cibo. È una delle attività che, per essere eseguite, deve assolutamente richiedere la presenza dell’umano (almeno per ora!). Infatti, questa è una caratteristica principale che dovrebbe avere un negozio: vendere quelle esperienze, quei prodotti che non possono essere usufruiti attraverso l’on line.
Va da sé che un negozio di abbigliamento soffra molto la concorrenza del web proprio perché su internet è possibile trovare una marea di vestiti. In un numero nettamente superiore a quello che si può avere in quello specifico negozio.
Può piacere o no avere un corso che si ‘trasforma’ in una friggitoria a cielo aperto ma il cibo è una delle cose che richiedono la presenza umana. Altrimenti si rischia seriamente di avere intere strada desertificate dai negozi. Al di là dell’aspetto puramente economico e sulla ricaduta occupazionale, non è certamente un bel vedere.