Diego Simeone potrebbe tornare ad allenare in Italia dopo l’esperienza in Spagna con l’Atletico Madrid
Diego Simeone ha fatto visita questo fine settimana allo Stadio Armando Maradona per festeggiare il figlio, campione d’Italia con il Napoli per una festa scudetto che ha infiammato tutta la città partenopea. Per l’occasione è stato intervistato dalla Gazzetta dello Sport e ha parlato di diversi argomenti, a partire dal derby che vale la finale di Champions League tra Milan e Inter: “A questi livelli non ci può essere una favorita. Contano anche i più piccoli dettagli. Anche se mi auguro passi l’Inter“.
Racconta poi un aneddoto sulla sua esperienza da calciatore in Italia, tra Lazio e Inter: «C’erano tantissimi altri giocatori fortissimi, ogni allenamento era una battaglia. Una volta ricordo che Mancini scattò ma io non gli passai la palla e si arrabbiò. Gli dissi: non saresti arrivato sul lancio”.
Continua l’episodio sottolineando quanto sia stato utile per il futuro: “Lui rispose: “Dovevi fare un passaggio dietro la linea difensiva, non un lancio”. Aveva ragione. Quella frase mi rimase impressa e oggi lo insegno ai miei giocatori“.
Conclude con queste parole: “Non eravamo grandi amici ma da quel gruppo sono venuti fuori buoni allenatori. Io e Veron non ci prendevamo, non ci parlavamo, ma in campo ci capivamo. Penso all’assist per il gol con cui abbiamo battuto la Juve a Torino. Una rete decisiva per lo scudetto».
Simeone ha aperto un ciclo sulla panchina dell’Atletico Madrid, con cui ha vinto una Liga e ha raggiunto la finale di Champions League: “Ho un altro anno di contratto, vedremo che succederà. Gli stimoli li trovi perché in club così spesso cambi giocatori e devi sistemare il modo di stare in campo. E poi il calcio è cambiato“.
Spiega in cosa consistono questi cambiamenti che ha percepito: «La nuova generazione è diversa e cambia anche il modo di allenarli e di farli stare in campo. Penso a Godin e a quella generazione di calciatori con cui abbiamo vinto un po’ di anni fa all’Atletico: oggi sarebbe superata, non solo per età ma per come si sta in campo. È tutto più veloce. E bisogna che anche come allenatore io mi aggiorni ed evolva nelle metodologie».
I tifosi possono sognare e sperare in un ritorno in qualche club di Serie A: “Quando allenai a Catania maturai molto il mio approccio con la squadra, le mie idee. Non so quanto ancora potrò allenare, ho 53 anni: altri 5? Di sicuro il nostro è un mestiere stressante“.
Il desiderio sarebbe quello di allenare l’Inter, dove ha giocato ed è diventato una bandiera: “Penso che sono bastati pochi giorni di vacanza per farmi tornare la voglia di rientrare in campo. Il prato è come una droga per noi. Spesso mi capita di incontrare tifosi interisti e laziali che mi chiedono di tornare. Chi può saperlo? Di sicuro mi farebbe piacere“.