Settimana corta: 2 aziende in Italia lo fanno già | Il Governo ci pensa seriamente
Novità bomba per l’Italia: scatta l’ipotesi della settimana corta a lavoro, dopo il report dagli UK due aziende aderiscono al progetto.
Da decenni si vocifera circa la possibilità di ridurre l’orario lavorativo per milioni di occupati, garantendo così maggior tempo libero da dedicare alle rispettive famiglie a al tempo libero, e riducendo al contempo i livelli di stress e il rischio di burnout.
Secondo un recente studio, circa 2 milioni di italiani dedicano alla loro postazione di lavoro oltre 50 ore settimanali, circa 10 in più rispetto al canonico full-time. Tendenza diffusa in parecchi Stati europei: anche Francia e Grecia hanno raggiunto percentuali assai degne di nota, al contrario della Bulgaria, nella quale suddetto fenomeno riguarda solamente il 2,2% dei lavoratori.
Dal Regno Unito arriva però una piccola rivoluzione, che potrebbe a breve influenzare molte aziende pubbliche e private del Belpaese.
La necessità di riorganizzare il comparto produttivo dopo le recenti crisi pandemiche ed energetiche hanno spinto numerose società a partecipare ad un esperimento, i cui esiti si sono rivelati illuminanti. Sulle 60 aderenti al progetto, 18 di esse hanno riscontrato effetti benefici sulla produzione e sul benessere dei lavoratori, ed estenderanno la riduzione oraria a regime permanente. In Italia, sono due le aziende con una visione pionieristica del futuro del lavoro: nella fattispecie, si tratta di Intesa Sanpaolo e di Lavazza.
La settimana corta non è più un miraggio, Lavazza e Intesa aprono le danze
Secondo quanto riportato dalla press agency “Ansa”: “Intesa Sanpaolo ha già riorganizzato il lavoro, e introdotto un nuovo modello per i 74mila dipendenti. Tra le principali novità, appunto, la settimana corta di 4 giorni da 9 ore lavorative (36 ore in tutto), a parità di retribuzione, su base volontaria e compatibilmente con le esigenze tecniche e lavorative“.
Si legge inoltre: “In realtà, dagli ultimi dati dell’Eurostat (aggiornati al 2022) risulta in tutta Europa una tendenza contraria“. Propensione che potrebbe essere a breve scalzata in favore di una compressione dei turni di lavoro, con minori spese di gestione da parte delle aziende aderenti, e una maggiore diffusione dell’ormai rodato smart-working.
La replica di Confindustria
Il Presidente di Confindustria Carlo Bonomi ha espresso una cauta apertura mentale verso la prospettiva della settimana corta. “Siamo dispostissimi a sederci e a ragionare, ma non in maniera ideologica, altrimenti vanno in crisi l’occupabilità e l’occupazione in Italia“.
Adolfo Urso, ministro delle Imprese e del Made in Italy, ha fatto eco: “Sono disposto a riflettere partendo dalla realtà. Tutto va messo in sintonia con una saggia politica industriale, con l’obiettivo di aumentare produttività e produzione“.