Dramma in Italia | 52 mila negozi chiusi: il dato è preoccupante
È allarme per i commercianti italiani: sempre più negozi costretti ad abbassare per sempre la saracinesca, arriva il monito di Confesercenti.
La mannaia è infine calata sul capo dei negozianti italiani: dopo 3 anni di restrizioni e lockdown, e in seguito all’impennata dei prezzi delle materie prime – per non parlare del costo degli imballaggi e dei rincari in bolletta – il tessuto produttivo italiano si sta gradualmente erodendo.
Nel mirino della crisi economica, in primis, le piccole e medie imprese, i cui gestori non riescono a fronteggiare le esose cifre di mantenimento. Molti di essi vengono infatti da un triennio costellato da mutui, prestiti e navigazione a vista, con un bilancio a fine anno, nella migliore delle ipotesi, deprimente.
La crisi non travolge solamente i proprietari delle attività, che vedono vanificati i loro sacrifici e le notti insonni a causa delle insostenibili spese di gestione, ma anche numerosi impiegati, che da un giorno all’altro si vedono privati della propria fonte di sussistenza.
E così le microimprese, che da sempre costituiscono l’ossatura dell’imprenditoria italiana, stanno cedendo il passo alle multinazionali ed al commercio online. Secondo l’analisi di Confesercenti, in assenza di contromisure rapide ed efficaci, l’artigianato ed il commercio al dettaglio potrebbero ben presto appartenere al passato del Paese.
Boom di negozi chiusi: il report non lascia spazio a prospettive rosee per il futuro
In confronto al 2019, la fine del 2023 potrebbe vantare un record assai mesto: si conteranno infatti circa 52.000 imprese attive in meno, con un declino complessivo del – 7%.
Un ritratto senza dubbio sconfortante, a cui ha contribuito non solo la recessione economica in atto, ma anche la perdita di potere di acquisto da parte dei cittadini. La crisi ha travolto sia i privati, che i consumatori, che tendono a valutare scrupolosamente ogni investimento, per quanto irrisorio. Confesercenti avverte: “Servono misure strutturali per sostenere i negozi di vicinato: continuano a diminuire“. Secondo le stime più recenti, da qui al 2030 potrebbe verificarsi un’ulteriore contrazione di circa 73.000 attività chiuse (corrispondenti al – 11% sul totale), ad un ritmo di 18 negozi spariti al giorno.
L’influenza dell’e-commerce
Non vi è dubbio che anche l’avvento dei giganti del commercio online abbia notevolmente penalizzato il tessuto commerciale del Belpaese, a partire dalle attività più modeste e a gestione familiare.
L’ampia offerta di prodotti, in abbinata alla comodità della consegna domiciliare e alla tempestività dei recapiti costituiscano un bonus per gli acquirenti. Tuttavia, il commercio al dettaglio rappresenta l’ultimo baluardo delle relazioni personali in pubblica piazza, nonché un motivo di vanto per i detentori di prodotti tipici ed eccellenze artigianali: siamo sicuri di essere pronti a farne a meno?