La transizione ecologica può fornire anche succose opportunità di guadagno grazie agli investimenti verdi, ecco di cosa si tratta.
La recente virata verso un’economia più green e sostenibile vincola la popolazione ad effettuare scelte più consapevoli e lungimiranti, a partire dai consumi domestici, fino ai settori di investimento ritenuti allo stesso tempo etici e fruttuosi.
I centri urbani producono massivamente circa il 70% delle emissioni mondiali, ospitano quasi il 60% della popolazione totale e favoriscono il consumo di 2/3 dell’energia immessa sul mercato. Necessitano perciò di misure urgenti per affrontare a livello locale l’attuale sfida globale promossa dai Governi, azioni che possono contemplare anche uno specifico settore di investimenti.
Ebbene sì: è possibile capitalizzare le proprie somme di denaro, e contemporaneamente portare avanti il processo di transizione ecologica grazie a prodotti finanziari sostenibili.
Come rilevato dalla responsabile ufficio studi Consob Nadia Linciano, però, molti utenti diffidano dai nuovi pacchetti proposti, e urge una rete di informazione capillare per incentivare i nuovi investitori all’acquisto.
Durante l’evento organizzato da Assogestioni durante il Salone del Risparmio #Sdr23, Nadia Linciano, in collegamento da Roma, ha riferito che il 50% dei potenziali investitori non ha mai sentito parlare di investimenti sostenibili, fattori Esg, obbligazioni verdi e rischio di greenwashing.
La tavola rotonda “Essere o non essere green – Le scelte degli investitori tra complessità e adeguatezza” ha analizzato inoltre il calo degli investimenti sostenibili in genere. Nel 2022 ammontava infatti al 63% delle richieste, contro il 74% del 2021, riporta Consob. E Nadia Linciano ha sottolineato: “Poi, l’interesse per i prodotti finanziari sostenibili dipende anche da come si pongono le domande“. L’amministratore delegato di Fideuram Asset Management Sgr Gianluca Serafini ha inoltre aggiunto: “La domanda diretta di prodotti finanziari sostenibili da parte della clientela privata non è alta. Noi abbiamo agito a monte, integrando i criteri Esg in tutti i nostri investimenti.“.
Gianluca Serafini ha quindi argomentato: “Risultato? Faccio un paio di esempi: il 30 ottobre abbiamo escluso il titolo di Credit Suisse dai nostri portafogli per questioni di governance. Altro esempio: i titoli russi ed ucraini che abbiamo escluso dalle nostre gestioni prima dello scoppio della guerra. Inoltre lavoriamo sull’offerta, rendendola molto sofisticata“.
Il country head Dws Italia Andrea Mottarelli ha aggiunto infine: “Nel nord Europa c’è sicuramente una maggiore sensibilità ai temi della sostenibilità“, così come in Francia. Ha infatti precisato: “Hanno inserito un proprio bollino Esg che, in un mercato molto captive, è stato realizzato in un’ottica molto protezionista ma, allo stesso tempo, ha reso più facile la comprensione dei prodotti“.