Contro ogni aspettativa, l’India inizia a svettare tra le maggiori economie: il ragguardevole boom stravolge l’asset mondiale.
Nell’ultimo ventennio il mondo ha testimoniato un picco di importazioni di prodotti made-in-China, e tale dinamica ha apportato un drastico stravolgimento delle dinamiche di import ed export mondiale.
Un trend che ha coinvolto non solamente capi di abbigliamento, calzature e i più svariati tools di uso domestico e industriale, ma anche e soprattutto il comparto tecnologico avanzato, in primis smartphone, tablet, pc e accessori elettronici.
Nel maggio del 2014, però, Narendra Damodardas Modi ha ottenuto la carica di Primo Ministro dell’India, e ha sfruttato la nomina per inaugurare il progetto BRAP (ovvero il Business Reform Action Plan), un documento strategico-programmatico ad aggiornamento annuale.
Tale provvedimento ha consentito di snellire la burocrazia in suolo indiano, permettendo il varo di riforme, la semplificazione degli accordi bilaterali pertinenti gli investimenti esteri e l’attuazione di difese protezionistiche per dare maggiore risalto alle produzioni locali. Il risultato è presto detto: nel giro di un decennio scarso, il PIL dell’India rimane stabile al +7%, e ha consacrato la Nazione nel Pantheon dei maggiori produttori ed esportatori mondiali. Con buona pace delle altre potenze, s’intende…
Secondo un recente report, l’India vanta attualmente un giro di esportazioni pari a 650 milioni di dollari, e la disoccupazione non sfiora nemmeno la soglia del 10%. Dal 2014, il reddito pro-capite è raddoppiato, stabilizzandosi a circa 2.000 dollari annui, e il rapporto debito pubblico-PIL è attorno al 90%.
Tale risultato è il frutto delle nuove ed innovative politiche economiche indiane, che hanno incoraggiato la modernizzazione del proprio sistema produttivo grazie a schemi incentivanti e benefici fiscali. Il Production Linked Incentive Scheme, ad esempio, nell’anno in corso frutterà circa 25 miliardi di dollari in 14 settori produttivi: uno su tutti il comparto elettronico-informatico. Gli smartphone utilizzati dai cittadini indiani, ad esempio, sono quasi totalmente prodotti made-in-India. A ciò si aggiunge anche la fiorente espansione delle start-up – 100 di esse raggiungono una valutazione di 1 miliardo di dollari senza essere quotate in borsa -, nonché il rilascio di oltre 50.000 brevetti nell’ultimo quinquennio.
A fronte di questi dati, l’India ha superato in termini di PIL la mastodontica Russia, ma anche il Brasile, Canada, Francia, Italia e persino il Regno Unito.
Infine, i centri studi delle grande banche d’affari hanno rilevato nei loro report: “L’India sta guadagnando potere nell’ordine mondiale, e rappresenta una delle sole 3 economie mondiali in grado di generare una crescita economica annuale superiore ai 4-500 miliardi di dollari“.