Renato Vallanzasca, il tribunale rigetta l’istanza: ecco come sta oggi
Renato Vallanzasca resta in carcere nonostante la richiesta dei suoi difensori: annunciato il ricorso in Cassazione.
Renato Vallanzasca Costantini è rimasto scolpito nell’immaginario degli italiani come uno dei più efferati e carismatici criminali italiani, e sta attualmente scontando 4 ergastoli e 295 anni di reclusione dopo le condanne per rapina a mano armata, omicidio e sequestro di persona.
Il 73enne si è reso inoltre protagonista di numerose rivolte carcerarie e rocamboleschi tentativi di fuga, nel corso della sua decennale reclusione: in effetti, ha già scontato 50 anni dietro alle sbarre di una cella, e non si prevedono mitigazioni alla pena prestabilita.
Nonostante l’avanzata età ed il presunto declino cognitivo di Renato Vallanzasca, il team di giudici del Tribunale di Sorveglianza di Milano ha rigettato la richiesta di differimento pena presentata dai difensori Corrado Limentani e Paolo Muzzi.
I due legali avevano prodotto una consulenza, firmata da 3 neurologi — tra cui anche Stefano Zago -, per accertare che da almeno 4 anni Renato Vallanzasca soffre di decadimento cognitivo, e che la sua permanenza in carcere sta aggravando il suo quadro clinico.
Renato Vallanzasca resta in carcere: l’indignazione dei legali
Secondo la perizia presentata da Limentani e Muzzi, le condizioni di Vallanzasca sarebbero “incompatibili con il carcere“. In tale struttura non sarebbero infatti praticabili “le terapie di supporto cognitivo“.
I due avvocati hanno inoltre precisato: “Nulla viene rilevato sulla presunta pericolosità, esclusa dal fatto che il Tribunale di Sorveglianza, in diversa composizione, nei giorni scorsi ha riattivato per lui i permessi premio in una comunità“. Corrado Limentani ha inoltre affondato: “Negare non solo la detenzione domiciliare, ma anche la perizia, mi sembra ingiustificato e disumano, in quanto si impedisce ad una persona, in carcere da 50 anni e chiaramente non pericolosa, che con tutta evidenza sta male e continua a peggiorare, di potersi curare. O almeno, di poter rallentare l’aggravamento della propria patologia. Faremo ricorso in Cassazione“.
Le motivazioni dei giudici
Secondo i giudici del Tribunale di Sorveglianza, pur ammettendo il lento declino cognitivo di Renato Vallanzasca, quest’ultimo può accedere a trattamenti di tipo conservativo e farmacologico anche all’interno delle mura del carcere.
In assenza di ulteriori colpi di scena in Cassazione, dunque, il 73enne rimarrà in cella nonostante le precarie condizioni di salute. D’altro canto, nel corso degli anni i Tribunali di competenza gli hanno negato a più riprese sia la semilibertà che la libertà condizionale “per non essersi mai ravveduto, per non aver mai risarcito le vittime, e per via del carattere intemperante“.