Spotify si rivela un mostro a tre teste. Scopriamo insieme che cosa sta succedendo ai dipendenti.
Spotify è una delle piattaforme streaming online di musica più conosciute e famose al mondo. La sua esistenza è il segno incontrovertibile del passaggio di un’era che va dal cd alla sola produzione digitale. Dei tempi che cambiano per la musica ne parla molto bene l’artista e performer Immanuel Casto, vip irriverente e personalità poliedrica, il quale spiega come sia mutato il concetto stesso di cantautorato.
In effetti, Casto apre il suo discorso con una domanda provocatoria: “Che senso ha fare ancora musica?” e prosegue in modo analitico con la sua esperienza, commista a una lucida interpretazione della realtà. “Qualche decennio fa il cantante e il cantautore elaboravano un pezzo che diventava immortale. La durevolezza del suo brano poteva valicare il confine delle epoche, mentre adesso sembra quasi necessario produrre almeno una canzone ogni tot mesi”.
Il discorso successivamente si amplia alla differenza tra brani e album, ma la sostanza resta invariata: l’epoca attuale è forgiata nel parossismo di una super produttività a cui spesso né creatori, né fruitori riescono a stare dietro. In tale contesto si inserisce Spotify. Ciò che sta succedendo in azienda avrà un collegamento con il discorso appena esposto? Scopriamolo insieme.
È deciso. L’azienda licenzierà il 2% dei suoi dipendenti. Ma qual è la motivazione alla base di tale scelta? Come sempre, il motivo è di natura economica. Per far fronte alla crisi che si è abbattuta sulla società, pare sia necessario un ingente taglio di risorse.
Non è la prima volta che succede quest’anno. Già a gennaio si contavano ben 600 licenziamenti. I dipendenti erano furenti, poiché, dal loro punto di vista, la situazione poteva essere gestita in modo diverso. Tuttavia, un altro quesito sorge spontaneo da tale disamina: quali dipendenti sono stati licenziati? A che sezione appartengono?
A finire nel mirino di Spotify sono i dipendenti dell’unità Podcast. L’obiettivo è riorganizzare l’offerta podcast per tutti gli utenti interessati e regolamentarla rispetto a tanti mesi fa.
Infatti, solo nell’ultimo anno, si è registrato un incremento esponenziale dei contenuti podcast in uscita che svantaggiavano una fetta di creators a cui Spotify vorrebbe arrivare. In molti contestano la decisione commerciale della piattaforma, ma ormai la decisione è presa.