Poco prima della sua scomparsa, era terminato il braccio di ferro tra Silvio Berlusconi ed i pastori sardi: l’intervento di Galliani concluse il match a favore del leader di FI.
“Anche i ricchi piangono“, recita il vecchio adagio. O perlomeno, hanno i loro grattacapi, e lo dimostra l’annosa lotta dell’ex Premier Silvio Berlusconi con un nutrito gruppo di pastori sardi.
Il leader di Forza Italia, scomparso nelle scorse ore, possedeva da anni un vasto territorio tra i comuni di Murta Maria e Capo Ceraso, e la sua intenzione originaria era quella di costruire un fastoso villaggio vacanze denominato “Costa Turchese”. Nelle speranze del politico, vi era sicuramente quella di inaugurare il più grande polo turistico della Sardegna, ipotesi però vanificata dall’invasione del territorio da parte di pecore e pastori.
La amministrazioni locali hanno negli anni respinto i progetti di urbanizzazione presentati da Silvio Berlusconi, permettendo di fatto alle greggi di pascolare liberamente nei terreni dell’imprenditore.
Il bilancio del 2022 di “Costa Turchese Spa”, però, ha riservato una vittoria schiacciante per il politico; risultato raggiunto grazie anche all’intercessione del suo fido manager e collaboratore Adriano Galliani.
Il leader di Forza Italia non aveva mai rinunciato alla propria visione, pur permettendo in prima battuta l’usucapione ai pastori sardi. In assenza di lavori in corso, egli aveva concesso in particolare a Paolo Murgia di poter condurre le proprie greggi al pascolo sui terreni di sua proprietà.
Successivamente, però, il pastore si era rifiutato di abbandonarli, rivendicandone l’assegnazione per usucapione presso il Tribunale di Tempio Pausania. Le origini del conflitto tra i due risalgono a circa 40 anni fa, come attestano le note redatte dai manager di “Costa Turchese Spa”. “Nel novembre 1984, con verbale di conciliazione giudiziaria, la società concesse al Murgia a titolo gratuito e sino a revoca, il dritto al pascolo su una parte dei terreni in località Murta Maria. Confidando, con ciò, di porre fine alle pretese e alle azioni prevaricatrici del soggetto“. Dopo anni di contenzioso, il leader di Forza Italia aveva ingaggiato al timone della “Costa Turchese Spa” il manager Antonio Galliani che, giunto in loco, ha immediatamente innalzato recinzioni attorno al terreno di Berlusconi, impendendo così ulteriori blitz clandestini ai pastori della zona. L’imprenditore aveva inoltre riscritto il progetto da presentare al comune di Olbia, in modo da aggirare il conflitto tra il Piano Casa della regione Sardegna e l’abrogazione delle norme regionali impugnata dal Governo Draghi.
In buona sostanza, il comune di Olbia avrebbe infine accettato il piano di urbanizzazione proposto da Adriano Galliani, pur tra numerose traversie e difficoltà.
Il nuovo progetto per la “Costa Turchese” prevede la lottizzazione di 140 mila metri cubi di costruzione, ed al posto del villaggio sorgeranno 2 alberghi di 933 posti letto, uno a Murta Maria, e l’altro nella zona di Capo Ceraso. Un seconda “Milano 2” dal sapore prettamente isolano che però, il Cavaliere, non potrà mai godersi.