Il Senato dice no: negata l’autorizzazione a procedere contro il ministro Salvini | Torna in auge il caso Rackete
Il Senato rimpalla le accuse di diffamazione rivolte a Matteo Salvini dai legali di Carola Rackete: invocata l’insindacabilità.
Come dimenticare il tafferuglio mediatico circa la Sea Watch 3 e la querelle giudiziaria tra l’attuale Ministro Matteo Salvini e Carola Rackete?
La tedesca, al tempo capitano dell’imbarcazione, il 12 giugno 2019 aveva effettuato dei soccorsi in mare nella zona SAR libica, caricando sulla ONG 53 migranti, e speronando infine una motonave della Guardia di Finanza al fine di attraccare sulle coste italiane.
Matteo Salvini, che allora ricopriva la carica di Ministro dell’Interno, si era fermamente opposto all’iniziativa di Carola Rackete, definendo quest’ultima sui social una “sbruffoncella“, una “viziata comunista“, nonché una “tedesca fuorilegge“.
L’attivista lo aveva in seguito denunciato per diffamazione, ed il leader leghista aveva quindi asserito: “Non vedo l’ora di andare a processo per guardarla in faccia a testa alta“. Il Senato, però, non ha intenzione di accontentare il desiderio di confronto espresso da Matteo Salvini: ha infatti negato l’autorizzazione a procedere nei suoi confronti.
Matteo Salvini esonerato dal processo
Il Senato ha accolto la relazione della Giunta delle Immunità, stilata lo scorso febbraio, che stabiliva che le dichiarazioni di Matteo Salvini sarebbero state coperte da insindacabilità. I partiti di maggioranza hanno votato a favore, totalizzando ben 82 responsi positivi, mentre PD, M5S e AVS hanno espresso parere contrario, annoverando infine 60 voti. IV si è invece astenuta, delegando ai colleghi il compito di attribuire le responsabilità sul “caso Rackete”.
La scorsa estate la giudice di Milano Marzia Burzia aveva decretato che spettasse al Senato valutare l’insindacabilità – o meno – delle frasi proferite da Salvini, ed il legale di Carola Rackete, Alessandro Gamberini, aveva formulato già al tempo una ferma contrarietà in merito alla delibera. L’avvocato aveva dichiarato: “Esprimiamo il nostro radicale dissenso per questa decisione, perché quelle espressioni nulla avevano a che vedere col ruolo di parlamentare di Salvini, sia per i modi utilizzati, che per i contenuti“. In seguito alla recente valutazione del Senato, Gamberini ha commentato: “Che dire? Notizia attesa e scontata. È l’insindacabilità dell’insulto. È interessante notare come il Parlamento abbia ritenuto un’opinione espressioni come ‘zecca tedesca’, che qualificano chi le pronuncia ben più della donna che è stata costretta a subirle“.
L’opposizione: “Rischia di diventare un precedente pericoloso”
La delibera a favore di Matteo Salvini ha aizzato gli animi del capogruppo dell’Alleanza Verdi e Sinistra in Senato, Peppe De Cristofaro, che ha dichiarato: “Grave che il Senato non abbia concesso l’autorizzazione a procedere nei confronti di Matteo Salvini, accusato di aver offeso ripetutamente Carola Rackete“.
Ha infine concluso: “Abbiamo votato a favore dell’autorizzazione perché riteniamo che quanto detto da Salvini erano insulti, non opinioni. L’insindacabilità è una cosa diversa, e quanto avvenuto oggi in Senato rischia di diventare un precedente pericoloso“.