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Caso Emanuela Orlandi: a che punto siamo oggi | Il mistero dura da ormai 40 anni

Emanuela Orlandi – cronacalive.it (fonte web)

A 40 anni dalla sparizione di Emanuela Orlandi, gli interrogativi della famiglia e dell’opinione pubblica premono incessantemente.

Sono trascorsi molti anni dalla scomparsa di Emanuela Orlandi, figlia di un alto dipendente del Vaticano, e mai più ritrovata.

La giovane, allora quindicenne, è sparita dai radar il 22 giugno del 1983, ovvero 40 addietro rispetto alla data attuale, e la sua sorte rimane tutt’ora un mistero avvolto in un silenzio condito da omertà, segnalazioni di mitomani e falsi avvistamenti.

Pietro Orlandi, fratello di Emanuela, non ha mai smesso di sperare in un mesto happy ending, e non si è mai arreso all’apparente lassismo delle Istituzioni. “È un sacrosanto diritto avere verità e giustizia, non ci rinunceremo mai“, continua a ripetere da anni.

Dopo l’archiviazione delle indagini da parte della Procura di Roma, lo zelante consanguineo ha avanzato richiesta direttamente al Tribunale Vaticano, e presentato una denuncia di scomparsa alla Gendarmeria e al Promotore di Giustizia. Accanimento doveroso, e che ha consentito la riapertura del caso.

Caso Emanuela Orlandi, gli ultimi sviluppi

La famiglia Orlandi aveva presentato un’istanza per la prima volta nel 2017, ma l’avvocato di riferimento Laura Sgrò ha denunciato: “Da allora non è stato fatto niente, non è più stato interrogato nessuno“.

Gli stessi addebiti che il legale ha apertamente riferito nel documentario di Netflix del 2022 “Vatican girl” e che, come da 40 anni a questa parte, sono rimbalzati contro un muro di gomma. La stessa Laura Sgrò ha inoltre richiesto un’interrogazione ufficiale al boss mafioso Pippo Calò, ritenuto all’epoca della scomparsa una persona informata sui fatti. Oltretutto, al caso di Emanuela Orlandi si affianca anche quello di Mirella Gregori, anch’essa citata nella docu-fiction di Netflix, coetanea della protagonista e parimenti scomparsa da Roma in circostanze assai sospette. Il giallo negli anni ha varcato i confini nazionali, e ha rischiato di trasformarsi in un colossale impeachment per la Santa Sede. Sono giunte alla famiglia e alle Autorità, in effetti, numerose segnalazioni circa la presenza di Emanuela Orlandi in altri Stati esteri, ma le soffiate non hanno mai sortito effetti apprezzabili. È stato vagliato anche un eventuale coinvolgimento da parte della famigerata banda della Magliana grazie alle dichiarazioni di Sabrina Minardi, compagna del leader Enrico De Pedis, ma anche questa pista si è ben presto esaurita. Resta tutt’ora in piedi, però, una teoria che vedrebbe la Santa Sede sul banco degli imputati: un’alta carica ecclesiastica avrebbe compiuto ripetuti abusi nei confronti della giovane Emanuela.

Emanuela Orlandi, foto d’epoca – cronacalive.it (fonte web)

L’ipotesi degli abusi

In questi giorni la casa editrice Solferino ha rilasciato il libro “La ragazza che sapeva troppo”, un’inchiesta accurata sulla sparizione a cura del giornalista de “Il Corriere della Sera” Ferruccio Pinotti e del procuratore Giancarlo Capaldo.

Pinotti ha riferito a “FqMagazine” la sua teoria più plausibile, e che lo ha anche ispirato nella scelta del titolo: “Quel titolo è appropriato, perché se davvero Emanuela era cosciente di essere stata vittima di abusi, e lo ha rivelato poco prima della scomparsa all’amica che è stata intervistata a ‘Vatican girl’, a cui avrebbe detto di essere stata importunata da un alto prelato, allora sapeva delle cose, e di essere in pericolo. Perché altrimenti avrebbe sentito il bisogno di condividere una cosa del genere? In quel senso lei era ‘la ragazza che sapeva troppo’“.