A 31 anni dalla strage di via d’Amelio, confermata la pena dell’ergastolo a Matteo Messina Denaro: nessuno sconto al mafioso di Cosa Nostra.
Il 19 luglio 2023 i TG nazionali hanno regalato ampio spazio alla commemorazione della strage di via d’Amelio, l’attentato che sconvolse l’Italia nel 1992 e che costò la vita al magistrato Paolo Borsellino e a 5 agenti della sua scorta.
A distanza di 31 anni dall’attacco, gli schermi televisivi hanno riproposto agli spettatori le immagini di orrore muto girate sul luogo della tragedia, e a 31 anni esatti dalla cappa di attonito silenzio che aveva attanagliato Palermo, la Corte d’Assise di Caltanissetta ha emesso una sentenza lapidaria.
Il processo in secondo grado che vedeva sul banco degli imputati il mafioso Matteo Messina Denaro ha infine confermato la sentenza emessa in primo grado: per l’ultimo dei Corleonesi, si concretizza una vita dietro le sbarre al 41-bis.
Il collegio dei giudici, presieduto da Maria Carmela Giannazzo, ha soddisfatto le richieste dell’accusa, rappresentata dai procuratori generali Antonino Patti, Fabiola Furnari e Gaetano Bono, sancendo con il martelletto la condanna all’ergastolo per l’ex superlatitante.
Boss di indubbio potere nelle zone di Castelvetrano e del Trapanese, Matteo Messina Denaro è considerato ad oggi uno dei più temibili rappresentanti di Cosa Nostra, ed ha esteso la sua influenza anche nel Palermitano e nell’Agrigentino.
Considerato la spalla destra di Totò Riina, è stato inoltre testimone dei punti chiave nella famigerata trattativa Stato-Mafia, ed inserito nel 1993 nella lista dei criminali più ricercati al mondo. Solamente 30 anni più tardi, il 16 gennaio del 2023, le Forze dell’Ordine lo hanno finalmente stanato in una clinica privata di Palermo, vincolandolo così a comparire al suo processo in secondo grado di giustizia. Il primo, celebrato nel 2020 presso la Corte d’Assise di Caltanissetta, lo aveva condannato all’ergastolo in contumacia – essendo il boss al tempo ancora latitante – per le stragi di via Capaci e di via d’Amelio. Una sentenza oggi confermata, anche se l’imputato ha rinunciato a comparire in aula, limitandosi ad un’apparizione in collegamento video.
Dal 41-bis del carcere dell’Aquila, ove è recluso sin dal suo arresto, Matteo Messina Denaro ha inviato una lettera alla sua legale d’ufficio, Adriana Vella.
L’ex latitante ha espresso soddisfazione per l’arringa finale con cui il suo avvocato ha concluso il dibattimento in aula, e ha commentato nella missiva: “Buona vita – Da quel poco che so, mi è piaciuta la sua arringa“.