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Scandalo Google Chrome: la modalità in incognito sta causando un vero disastro | “Dati rubati”

Il logo della modalità in incognito di Google | CronacaLive.it

La modalità in incognito di Google ci aiuta a non lasciare tracce delle proprie ricerche. Ma è davvero così? 

Google Chrome ha dato una svolta epica alla navigazione in rete di molti utenti. Chrome è veloce, sicuro e assicura appunto una certa sicurezza per i dati di coloro che lo utilizzano.

Tuttavia, un recente sviluppo ha sollevato nuove preoccupazioni riguardo alla privacy online e alla gestione dei dati da parte delle grandi aziende tecnologiche. Sembrerebbe un panorama distopico vagamente orwelliano e riecheggiante le preoccupazioni di Edward Snowden, ma è la verità.

Un precedente analogo c’è stato in passato e ha visto come protagonista Mark Zuckerberg, il CEO di Meta, il quale si diceva avesse fornito dati sensibili degli utenti a grandi aziende con il fine di operare campagne marketing su misura per loro e basandosi su un algoritmo derivato proprio dai contenuti postati e condivisi dagli utenti social.

Ma adesso che cosa c’entrerà mai Google in tutto questo? Gli utenti si dicono estremamente preoccupati, ma c’è di più. Probabilmente, siamo agli albori di una svolta epica nel mondo del diritto alla privacy in ambito online, un campo che la giurisprudenza non ha ancora molto ben chiaro e delineato. In molti infatti invocano a gran voce una certa regolamentazione. Scopriamo però adesso che cos’è successo con Google Chrome.

Il disastro di Google Chrome

L’azienda è accusata di aver violato illegalmente la privacy di milioni di utenti. È in corso una class action che afferma che Google avrebbe continuato a tracciare gli utenti anche quando costoro avessero attivato la modalità di navigazione in incognito, sfruttando cookie e strumenti come Google Analytics.

L’accusa cerca un risarcimento di 5 miliardi di dollari. La giudice, inoltre, ha analizzato attentamente le dichiarazioni di Google riguardanti la privacy e ha evidenziato alcune incongruenze nelle informazioni fornite dall’azienda. Google, attraverso la schermata iniziale della modalità incognito e altre pagine di supporto aveva sostenuto che questa modalità limitava la raccolta di informazioni e offriva agli utenti il controllo sulla condivisione dei dati.

La schermata della navigazione in incognito di Google Chrome | CronacaLive.it

L’esito della controversia

Il portavoce della difesa José Castaneda ha respinto le accuse e ha affermato che la modalità incognito di Chrome offre agli utenti la possibilità di navigare su internet senza che le loro attività vengano memorizzate.

Tuttavia, i querelanti sostengono di avere prove che dimostrano il contrario. I dati di navigazione sarebbero dunque utilizzati anche in questo caso per scopi pubblicitari. Insomma, al momento l’esito della controversia è sospeso, ma c’è di buono che adesso l’attenzione sulla privacy online è sempre più alta e i tribunali stanno iniziando a esaminare attentamente le attività delle aziende stesse. E tu che ne pensi?