45 siti chiusi: scandalo “pezzotto” | La manovra della Serie A è durissima
La serie A sta mettendo in campo una rosa di provvedimenti per tutti i pirati dello streaming.
“La pirateria è un reato”. Oltre a essere lo slogan corredato da musica e video in stile anni ’90 che introduceva i contenuti audiovisivi di ogni dvd, è anche una verità. La riproduzione illegale di contenuti non autorizzati è contro la legge, sia per questioni di copyright che di altro.
Senza troppo addentrarci nei tecnicismi, il problema delle piattaforme streaming gratuite e illegali è semplicemente uno: è un servizio che il cliente non paga. La conseguenza? Il fruitore la fa franca; la piattaforma illegale ne guadagna in visibilità e in denaro per terze parti e il distributore originario del servizio non riceve i fondi necessari per garantire la qualità ai suoi utenti che si affidano a priori alla legalità.
Negli anni ’10 del 2000, la pirateria era molto più frequente di oggi. Per certi versi, ha però aiutato a comprendere un’esigenza popolare: la volontà di accedere a contenuti a basso costo. I siti illegali di streaming sono quasi tutti stati chiusi e al loro posto si è cominciato a rivolgersi a Netflix, Prime Video, Chili, Disney+ e così via dicendo.
Ma non esisteva già Sky? Sì, ma la comodità oggettiva offerta da un abbonamento a basso costo e semplice da attivare non può essere superata facilmente. Tuttavia, in seguito alla pandemia e al fallimento di progetti come Mediaset Premium, nella popolazione è nata l’esigenza di rivolgersi a siti paralleli per seguire che cosa? Il calcio.
I siti “pezzotti”: è scandalo
Ad oggi, la piattaforma che offre intrattenimento sportivo è per la maggiore DAZN. È possibile sottoscrivere un abbonamento mensile o annuale con tale società che funziona esattamente come Prime Video. Si scarica l’app e si accede ai contenuti richiesti.
Tuttavia, moltissimi utenti, a tal punto da risultare un problema sistemico, si rivolgono a siti cosiddetti pezzotti. La telecronaca è in spagnolo o in inglese, la connessione internet salta e la partita è in differita rispetto alla diretta. La maggior parte di questi siti è offerta da IPTV.
Provvedimenti della serie A
Era stata varata una legge chiamata “Anti IPTV”, ma è stata un flop. Questa prevedeva triangolazioni dell’ID e multe salatissime, ma è risultata fallimentare su tutti i fronti.
La società della serie A ha dunque risposto facendo oscurare 45 siti illegali e inasprendo le multe previste per chi si rivolge a questi siti web pirata: fino a 5000€. Bisognerebbe forse intercettare tale esigenza e trasformarla in opportunità, come hanno fatto Netflix e Disney+?