Elon Musk raccoglie i frutti del proprio lavoro e mette in guardia sui suoi prossimi passi.
Nel 2016, Elon Musk e altri imprenditori attivi nel settore delle neuroscienze hanno dato vita a una società chiamata “Neuralink”. L’obiettivo di questa start up è proporsi come apripista per quanto concerne l’innovazione in ambito biotecnologico e scientifico.
Elon Musk non gode di fama univoca, né tantomeno i suoi progetti. Tesla si prefigge di fabbricare auto elettriche e green, ma contemporaneamente incarna un way of style capitalistico che ben confligge con i propositi appena enunciati.
Tra gli ultimi progetti di Musk vi è stata anche l’acquisizione di Twitter per 44 milioni di dollari, ormai avvenuta quasi un anno fa. Per di più, il multimiliardario non ha manifestato sempre una certa sensibilità alle tematiche dei più umili o deboli, sovente sottolineando l’importanza del sacrificio-a-ogni-costo.
Tuttavia, con Neuralink sembrerebbe esserci spazio di manovra per un dietrofront riguardo l’impatto positivo o negativo di Elon Musk all’interno della società. La start up ha in cantiere una serie di innovazioni che sono pronte a valicare i confini della sperimentazione umana.
Neuralink nasce soprattutto per curare i pazienti affetti da gravi paralisi. Tale ausilio giungerebbe da un chip elaborato dai tecnici della start up da inserire all’interno del cervello. L’obiettivo è dunque quello di restituire maggiore autonomia a persone con gravi deficit spazio-motori.
Proprio a partire da questo maggio, Neuralink ha ricevuto il via libera dall’Fda per poter cominciare la sperimentazione umana. Ecco il motivo per cui Elon Musk ha aperto le iscrizioni a Neuralink, al fine di reclutare volontari per il progetto sperimentale. Il tutto avviene tramite un tweet.
Paralisi, SLA e simili saranno i principali obiettivi da sconfiggere per Neuralink. Tuttavia, il numero di campioni massimo che Elon Musk potrà vantare è minore di 10, a causa dell’elevata pericolosità dell’installazione dell’impianto all’interno del cervello.
Proprio in virtù della pericolosità del procedimento, che richiede dunque una elevata precisione, saranno dei robot a seguirlo e a effettuarlo sui pazienti. I robot avranno il compito di impiantare il chip, collegato a un’applicazione in grado di decodificare a distanza gli input cerebrali e le intenzioni di movimento.