La Procura di Forlì, dopo le nuove indagini dei mesi scorsi all’interno del convento dei frati cappuccini, ha deciso di archiviare il caso.
Era il 1 Settembre del 1991 quando Cristina Golinucci, 21 anni, uscì di casa per dirigersi al convento dei frati cappuccini e andare a incontrare Padre Lino. L’ultimo movimento della sua vita che gli inquirenti sono in seguito riusciti a ricostruire, perché da quel momento si sono perse le sue tracce per sempre.
Un mistero che dura da oltre 30 anni.
Le indagini non si sono mai fermate, e nei mesi scorsi le forze dell’ordine insieme ad un anatomo-patologo si erano nuovamente recate presso quel convento, dotati di un georadar e di alcune unità cinofile addestrate, nel tentativo di trovare nuove prove che potessero aiutare a far luce su quanto accaduto a questa giovanissima ragazza all’inizio degli anni novanta.
Ma alla fine, sembra essere stato tutto inutile, perché la Procura di Forlì ha richiesto in questi giorni l’archiviazione del suo caso. Una scelta, hanno spiegato i pm nella missiva inviata al Gip, necessaria: non sono emerse nuove prove in questi anni, e diventa dunque impossibile identificare gli autori dell’omicidio. Se di omicidio si tratta, perchè il cadavere della Golinucci non è mai stato ritrovato.
Non è contenta di questa scelta la famiglia.
Ad aprile di quest’anno, l’avvocato Iannuccelli che rappresenta la madre della ragazza, era convinta che le indagini fossero ormai a un punto di svolta: “Sta per accadere qualcosa, il caso è andato avanti e la procura e la polizia giudiziaria stanno facendo un ottimo lavoro. Non posso dire ancora nulla, ma i risultati delle indagini li avremo presto. Nel caso di Cristina Golinucci in passato l’incipit fu terribile. Il caso fu bollato come un allontanamento volontario perché la ragazza proveniva da una famiglia non abbiente, di contadini, e venne detto che non poteva trattarsi di sequestro perché era impossibile che qualcuno pretendesse un risarcimento. Ma ora sono ottimista e credo che presto il caso verrà risolto”.
Invece, dalle nuove indagini non è emerso nulla di rilevante, e dopo 30 anni, anche i pm si sono forse rassegnati.