Caffè, un nuovo studio scopre un effetto benefico: rallenta la perdita di memoria
Tra gli innumerevoli effetti benefici del caffè ce n’è uno legato alla memoria: uno studio ha scoperto che ne rallenta la perdita.
Il caffè non è solo una delle bevande più diffuse e bevute in tutto il mondo, oltre che la più anziana. Esso, infatti, rappresenta anche un ottimo alleato nella bellezza.
I chicchi di caffè vengono spesso utilizzati nelle creme per il corpo o per il viso, ma una delle ultime scoperte fatte in Giappone dimostra come questa bevanda possa rivelarsi utile tra gli anziani.
Dopo una serie di test fatti sugli animali, si è scoperto che il caffè rallenta il processo di invecchiamento del cervello: ecco cosa è emerso.
Caffè, lo studio fatto in Giappone
I ricercatori dell’Università di Tsukuba, in Giappone, hanno pubblicato sulla rivista GeroScience uno studio effettuato sui topi anziani e volto ad individuare i benefici del caffè nel processo di invecchiamento del cervello e della conseguente perdita di memoria. La maggior parte delle attività che interessano e coinvolgono la memoria sono concentrate nella regione del cervello denominata ippocampo, presente sia nei roditori che negli esseri umani. Il gruppo di studiosi, quindi, ha deciso di somministrare ai topi più anziani un composto bioattivo del caffè, la trigonellina (TG), usandola come una sorta di integratore della dieta degli animali per 30 giorni.
L’obiettivo era quello di capire se l’integrazione generasse cambiamenti chimici o fisici nella parte del cervello che lavora sulla memoria. I risultati ottenuti sono stati stupefacenti: i roditori che hanno ricevuto le somministrazioni di TG hanno evidenziato un miglioramento significativo nella capacità di apprendimento e nelle prestazioni della memoria. Non solo: si sono notati dei miglioramenti nelle vie di segnalazione legate alla produzione di energia cellulare, all’infiammazione e all’autofagia.
La scoperta sul caffè
Gli studi condotti in Giappone, dunque, risultano essere importanti anche per quanto riguarda l’Alzheimer. I topi che hanno ricevuto la somministrazione di TG hanno evidenziato una sovraregolazione dei geni associati alle sinapsi, mentre il consumo del caffè ha ridotto il livello di neuroinfiammazione, problema legato alla maggior parte delle malattie neurodegenerative, come l’Alzheimer.
Ora che lo studio è stato condotto sugli animali con risultati eccellenti, si procederà con dei test sugli esseri umani. Il tentativo e l’obiettivo sono quelli di comprendere come il caffè possa avere degli effetti benefici sulla memoria e in quali quantità deve essere somministrato per risultare efficace.