Stefano Cucchi, altri 3 carabinieri accusati di depistaggio
Si torna a parlare dell’omicidio di Stefano Cucchi: ora altri tre carabinieri rischiano di essere accusati di depistaggio e falso.
La triste vicenda di Stefano Cucchi rappresenta una delle pagine più triste e spiacevoli della storia dell’Italia e delle Forze armate.
Nell’ottobre 2022 Stefano Cucchi morì mentre era sottoposto a custodia cautelare e la famiglia della vittima si è battuta per anni al fine di ottenere giustizia su quello che dopo ventuno anni la magistratura ha definito omicidio. Nel 2022, infatti, la Corte di Cassazione ha emesso otto condanne che coinvolgevano anche alcuni carabinieri. Ad oggi, però, altri tre esponenti delle Forze armate rischiano di essere accusati.
Tre carabinieri ancora coinvolti nel caso Cucchi
Per l’omicidio di Stefano Cucchi, geometra romano morto nell’ottobre del 2009 ad una settimana dal suo arresto, sono stati condannati alcuni militari dell’Arma dei Carabinieri come il generale Alessandro Casarsa – a cui sono stati inflitti 5 anni di carcere – e il colonnello Lorenzo Sabatino – condannato ad 1 anno e tre mesi. A loro venivano contestati i reati di falso, favoreggiamento, omessa denuncia e calunnia. All’elenco dei militari coinvolti, potrebbero aggiungersene altri tre.
A rischiare il rinvio a giudizio sono Maurizio Bertolino, che ai tempi dell’accaduto era maresciallo presso la stazione di Tor Sapienza, Fortunato Prospero, all’epoca capitano e comandante della sezione infortunistica e polizia giudiziaria presso il nucleo Radio Mobile di Roma, e il collega di quest’ultimo Giuseppe Perri, ai tempi maresciallo. L’udienza preliminare che li vedrà coinvolti è fissata per il prossimo 21 dicembre.
Il caso Cucchi
La morte di Stefano Cucchi ha destato per anni l’attenzione dell’opinione pubblica sin dal momento in cui la sorella Ilaria ha deciso di rendere giustizia al giovane geometra romano. Quando media e giornali sono venuti in possesso delle foto che ritraevano la salma di Cucchi, l’opinione pubblica non è rimasta in silenzio, sebbene per anni i militari coinvolti nel processo abbiano tentato di difendere il proprio operato.
È stato il carabiniere Riccardo Casamassima che, con le sue dichiarazioni, ha contribuito alla riapertura delle indagini e nel 2022 si è giusti ad una sentenza della Cassazione che ha condannato i militari coinvolti nel caso con una sentenza nella quale il giudice ha sottolineato come “l’attività istruttoria dibattimentale” abbia permesso di “ricostruire i fatti contestati e di accertare un’attività di sviamento posta in essere nell’immediatezza della morte di Cucchi, volta ad allontanare i sospetti che ricadevano sui carabinieri per evitare le possibili ricadute sul vertice di comando del territorio capitolino”.