Antigone contro la riforma della legge sulla tortura: “Un attacco ai diritti umani e alla Costituzione”
Antigone pubblica un comunicato contro la riforma sul 613-bis.
Antigone è un’associazione nata alla fine degli anni ’80 per tutelare i diritti e per le garanzie nel sistema penale. Vi aderiscono numerose personalità politiche e agenti penitenziari, come ad esempio Massimo Cacciari, Stefano Rodotà e Rossana Rossanda. L’obiettivo dell’organizzazione è creare un dibattito attorno alle criticità nelle carceri.
Sin dagli inizi dell’attività, Antigone si è proposta di lottare per l’abolizione dell’ergastolo, ritenuto un sistema punitivo e non rieducativo. Il suo nome trae origine da un’opera greca, in cui il personaggio omonimo vive un dissidio interiore: rispettare le leggi della città, sebbene ritenute ingiuste, oppure osservare e agire in nome delle leggi di natura, che però portano alla strada dell’illegalità. Sotto questa bandiera, ha sempre agito l’associazione Antigone.
Recentemente, l’associazione si è inserita nel dibattito sulla riforma della legge contro la tortura, meglio nota in ambito giuridico con il nome di 613-bis. L’argomento è diventato caldo in seguito alle accuse mosse contro 23 agenti di polizia di Cuneo, indagati per percosse e pestaggi ai danni di 7 carcerati di origine straniera.
Le percosse nel carcere di Cerialdo
Secondo alcune inchieste, i 23 accusati avrebbero abusato del proprio potere in modo ripetuto e continuativo contro i detenuti. Le testimonianze hanno condotto a prove risalenti al 2021.
È emerso un episodio in particolare, tra i tanti, che riguarderebbe le percosse ai danni dei detenuti della cella 417 del blocco di Gesso del carcere di Cerialdo. Questi avrebbero protestato affinché i compagni limitrofi potessero ricevere le cure mediche necessarie. Di seguito, alcuni tra i 23 agenti, sarebbero entrati per prenderli a manganellate.
La riforma della legge sulla tortura
Sul sito di Antigone, è stato pubblicato un comunicato di protesta: “Chiunque assecondi, promuova, voti un provvedimento di legge che cancella o modifica l’articolo 613-bis, introdotto nel codice penale nel 2017, si renderà complice di un atto di impunità di massa.” L’associazione si sta battendo affinché non vi sia una riforma della legge 613-bis, in modo tale che la tortura resti un reato aborrito dalla politica e dall’etica umana: “È un attacco al sistema dei diritti umani e alla Costituzione, tra i più gravi che si possano compiere.”