Una giovane donna di 18 anni di origini italiane è detenuta nel carcere del Kazakistan. Secondo la madre, non esistono prove contro di lei.
La storia di Amina Milo Kalelkyzy, 18enne di origini pugliesi, racconta l’ennesimo abuso di potere delle autorità straniere nei confronti di una cittadina italiana.
La madre della giovane detenuta senza prove effettive in un carcere del Kazakistan ha lanciato un appello al Ministro degli Esteri Antonio Tajani.
Si teme seriamente per la vita della giovane, che ha già tentato più volte il suicidio e che, prima ancora di finire in carcere, è stata maltrattata e – probabilmente – abusata da alcuni poliziotti locali.
A rendere nota a tutti i media la storia di Amina Milo Kalelkyzy è stato il Quotidiano di Puglia, che ha raccolto la testimonianza della madre della 18enne. Lo scorso luglio la giovane è partita insieme alla madre, Assemgul Sapenova, naturalizzata italiana, in Kazakistan per incontrare alcuni parenti che vivono lì. Da quel momento, sarebbe iniziato il calvario di Amina: il 2 luglio sarebbe stata fermata dalla polizia locale mentre era con un ragazzo kazako, e rilasciata dopo una notte in custodia.
Due giorni più tardi il primo fermo, Amina sarebbe stata di nuovo portata via con l’inganno di due agenti della polizia kazaka. Secondo la ricostruzione, i due l’avrebbero segregata in un appartamento e maltrattata per sedici giorni. Poi avrebbero chiesto alla madre della ragazza un riscatto di 60mila euro per riaverla indietro. In quell’occasione, Amina è tornata in libertà grazie ad un primo intervento dell’ambasciata italiana che ha evidenziato lo stato di detenzione illegittima.
Ma il calvario della 18enne, che al momento del rilascio presentava evidenti segni di violenza, non è finito in quel momento. Pochi giorni dopo è stata convocata alla stazione di polizia per la firma di alcuni documenti ed è stata arrestata con l’accusa di traffico internazionale di stupefacenti. “Da quel momento Amina, per il tramite del suo avvocato e con il sostegno dell’ambasciata, ha chiesto più volte i domiciliari, ma non le sono stati concessi perché le autorità kazake ritengono sussista il pericolo di fuga”, ha fatto sapere il Quotidiano di Puglia.
La madre della ragazza ha lanciato un appello al Ministro degli Esteri Antonio Tajani perché teme seriamente per la vita della figlia. “Ha tentato per due volte il suicidio, la seconda volta quando le hanno negato i domiciliari. Sta male perché nessuno le crede – ha raccontato la donna all’Ansa – . È stanca, ha perso nove chili. Siamo tutti molto depressi. Non la lascio sola con questi lupi”.