Palermo, prete si rifiuta di ammettere al catechismo una bambina autistica
Un prete ha rifiutato di offrire il servizio di catechismo a una bambina autistica di 7 anni.
È successo a Palermo, presso la chiesa Sant’Oliva. Un parroco ha rifiutato di includere una bambina autistica di 7 anni all’interno del suo corso del catechismo. Il fratellino della piccola è invece stato ammesso senza alcun problema. La mamma dei due ha etichettato subito la questione come un caso di discriminazione abilista.
Il genitore della minore fa parte di una associazione che ha per scopo sensibilizzare i cittadini sulla tematica dell’autismo, in modo da costruire una società che sia accessibile a tutti, non solo ai neurotipici. Il nome dell’associazione è ParlAutismo.
Secondo quanto affermato dal prete, la bambina avrebbe creato diversi problemi agli altri coetanei. Dopo questa affermazione ha provveduto, tuttavia, a respingere le accuse di abilismo: “I bambini con queste difficoltà necessitano di catechisti qualificati e luoghi opportuni.”
Ha continuato, inoltre, mettendo in luce un altro punto fondamentale alla base del rifiuto: “La bambina è molto piccola e per la sua residenza appartiene alla diocesi di Monreale che non ha rilasciato la documentazione. Senza titolo non può restare in classe.”
La reazione della madre della bambina
La madre della piccola ha risposto al parroco sottolineando la volontà dei figli di frequentare il corso di catechismo insieme. Secondo la madre, sarebbe stato importante tenerli insieme in un momento di crescita tanto formativo. Tuttavia, il prete ha risposto come segue: “Mi sono messo in contatto con altre parrocchie che hanno volontari, che noi non abbiamo, in grado di aiutare questi bambini. La piccola va seguita in un percorso di consapevolezza perché sta per accostarsi a un sacramento”.
La problematica si è conclusa con l’invito del parroco a recarsi presso un’altra chiesa, in grado di sostenere l’impegno che avrebbe comportato il prendersi cura di una bambina non neurotipica. Ciononostante, la madre ha però sollevato una questione morale e sociale: che cos’è davvero l’inclusività? Non dovrebbe essere qualcosa di automatico o presente in ogni luogo di cultura o di socialità? Sta di fatto che la bambina, adesso, potrà seguire il catechismo.