Airbnb accusata di evasione fiscale, la Guardia di Finanza sequestra oltre 700 milioni di euro al portale americano
La Guardia di Finanza di Milano ha sequestrato 779 milioni di euro al portale americano per evasione fiscale.
Airbnb è uno dei più famosi portali che mette in contatto persone in cerca di un alloggio o di una camera per brevi periodi, con privati che mettono in affitto il loro spazio.
Il sito è stato aperto nell’ottobre del 2007 da Brian Chesky, Joe Gebbia e Nathan Blecharczyk e, ad oggi, vanta milioni di iscritti in tutto il mondo. Ora, però, Airbnb è nei guai poiché la Guardia di Finanzia di Milano ha contestato il mancato pagamento della cedolare secca, sequestrando 779 milioni di euro alla società.
Airbnb, la scoperta della Guardia di Finanza
Una legge del 2017 prevede che la piattaforma trattenga e poi versi il 21 per cento dei guadagni degli host, ovvero dei privati che affittano il loro spazio ad altri privati tramite Airbnb. La piattaforma, infatti, incassa solo la percentuale degli host professionali e le tasse di soggiorno (che versa ai Comuni), mentre tiene per sé i costi del servizio: questo fa sì che Airbnb non abbia responsabilità su quanto gli utenti versino o meno al fisco.
Questa legge italiana aveva già portato Airbnb a presentarsi in Tribunale impugnando la norma prima davanti al Tar e poi al Consiglio di Stato, arrivando a coinvolgere anche la Corte di giustizia dell’Unione Europea che aveva stabilito che l’Italia può chiedere alle piattaforme di raccogliere informazioni e dati sulle locazioni effettuate, e di applicare la ritenuta alla fonte prevista dal regime fiscale nazionale. Allo stesso, tempo, però, Airbnb non ha l’obbligo di nominare un rappresentante fiscale. Da questo, quindi, le indagini della Guardia di Finanza sono andate avanti.
Le accuse contro Airbnb
Secondo quanto emerso e come comunicato dalla procura di Milano, il sequestro di 779milioni di euro a Airbnb deriva dal fatto che la società “non ha ottemperato agli obblighi introdotti dall’art. 4 del D.L. n° 50/2017, sottraendosi alla dichiarazione e al versamento (in qualità di sostituto d’imposta) di ritenute di ammontare pari all’entità del sequestro ottenuto dal G.I.P., calcolate in misura del 21 per cento ( cd. “cedolare secca“) su canoni di locazione breve per Euro 3.711.685.297 corrisposti nel periodo 2017-2021 dagli ospiti delle strutture ricettive pubblicizzate dalla piattaforma, a fronte delle prenotazioni effettuate, importi successivamente retrocessi ai proprietari degli immobili (host), al netto della commissione addebitata per l’utilizzo della relativa infrastruttura digitale”.
Risulta, dunque, che Airbnb non abbia versato la cedolare secca dal 2017 al 2021. Il sequestro eseguito dagli organi di sicurezza italiani è avvenuto nei confronti di Airbnb Ireland Unlimited Company, titolare dell’omonima piattaforma di affitti brevi e nei confronti di tre persone che tra il 2017 e il 2021 hanno hanno rivestito cariche di amministrazione all’interno del gruppo. Dopo la notifica, Airbnb ha diramato un comunicato in cui si dice fiduciosa “di aver agito nel pieno rispetto della legge”, intendendo “esercitare i nostri diritti in merito alla vicenda”.