Due scienziati hanno avanzato la proposta di riconoscere l’intelligenza artificiale come un soggetto giuridico con diritti e doveri.
La rivista Science ha pubblicato un articolo firmato da Daniel Gervais, dell’università Vanderbilt e da John Nay, tecnico esperto delle nuove tecnologie dell’università di Stanford. Il contenuto dell’articolo è chiaro: i due uomini hanno proposto di estendere il riconoscimento giuridico alle intelligenze artificiali.
Nell’articolo hanno inoltre avanzato diverse argomentazioni a favore della loro posizione: le intelligenze artificiali hanno ormai permeato il nostro stile di vita e la tendenza sarà questa per lungo tempo. È necessario dunque, secondo Gervais e Nay, garantire diritti e doveri alle AI, prima che sia troppo tardi.
L’elemento che ha fatto propendere l’ago della bilancia in loro favore è stato il paragone con le aziende. Tramite questo collegamento, è stato possibile intercettare il reale significato della proposta dei due informatici. Le aziende, come succede anche in Italia, sono soggetti giuridici diversi dalla persona fisica, con diritti, doveri e obblighi.
Secondo l’esperto di Diritto e Intelligenza Artificiale, Amedeo Santosuosso, conferire potenza giuridica a entità non umane come le AI non dovrebbe essere un tabù. Inoltre, ha spiegato come segue all’Ansa: “In realtà l’idea non è nuovissima, se ne discute già da vari anni, ma continua per molti a essere un argomento tabù”.
Gervais e Nay hanno dunque sostenuto l’importanza di regolamentare la presenza, le funzioni e i diritti dei sistemi operativi intelligenti. Inoltre, hanno fatto presente che in diversi stati questa procedura sia stata approvata e realizzata, ma per quanto riguarda altre entità non umane. L’esempio che hanno portato avanti è quello delle società di capitali, che in alcuni casi hanno ottenuto anche degli ordinamenti personalizzati.
Con una regolamentazione, le intelligenze artificiali sarebbero tutelate, così come il loro uso. Questo aspetto ha portato alla luce una nuova imprevedibile strada per il progresso tecnologico e giuridico. Infine, gli autori dell’articolo hanno fatto notare che a rendere soggetti le intelligenze artificiali, spesso, sono proprio gli esseri umani, attraverso le loro interazioni e le richieste che vorrebbero vedere soddisfatte dai robot.