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Gaza, l’ammissione di Netanyahu: “Non siamo riusciti a ridurre al minimo le vittime civili”

Ulteriori bombardamenti a Gaza (Fonte Web) – CronacaLive.it

Il conteggio delle vittime a Gaza non smette di salire, e il primo ministro Netanyahu ammette che troppi civili innocenti sono già stati uccisi. 

Il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu si è espresso in diretta sulla situazione nella Striscia di Gaza, dove attualmente si sta combattendo lo scontro militare tra Israele e Hamas. Netanyahu ha ammesso che lo stato israeliano stia fallendo nel suo intento: “Non stiamo riuscendo a ridurre al minimo le vittime civili”.

Il suo discorso è proseguito, però, offrendo un contesto più ampio: “Cercheremo di portare a termine il lavoro con perdite civili minime. Questo è ciò che stiamo cercando di fare”. L’obiettivo di Netanyahu, ha spiegato, è quello di distruggere Hamas, intesa come forza politica terroristica da sé e dall’Occidente.

Intanto però, dopo la distruzione di Al Shifa e l’evacuazione immediata di alcune strutture, nonché il bombardamento del parlamento, il WFP ha avvertito che a Gaza è sorto un altro problema. La popolazione si trova in grave deficit alimentare. L’intera Palestina starebbe risentendo della fame, in disperato bisogno di assistenza.

Cindy McCain, direttrice esecutiva del Programma Alimentare delle Nazioni Unite (WPF), ha posto l’accento sull’inesistenza di scorte di cibo e acqua a Gaza, sottolineando il pericolo, per i civili, di “trovarsi ad affrontare l’immediata possibilità di morire di fame”.

La guerra nei mass media

Nel 2023, la guerra tra Israele e Hamas è combattuta su più terreni di scontro. Il teatro di guerra a Gaza e i social network. Proprio su questi ultimi, ha fatto scalpore la condivisione di pochi giorni fa di un post dal profilo ufficiale di Israele. Il contenuto raffigurava un soldato israeliano che impugnava una bandiera arcobaleno, simbolo della comunità LGBTQIA+. Sulla bandiera, la scritta “In the name of love”. Sullo sfondo, macerie.

Alcuni esponenti famosi della comunità hanno ribattuto a distanza a questo post, affermando di essere contrari alla visione di Israele e sottolineando, secondo il loro giudizio, l’ironia derivante dalla condivisione di un messaggio solo in apparenza d’amore. È stato dunque lanciato sul web l’hashtag “Not In My Name”. Tuttavia, altri personaggi pubblici hanno sostenuto Israele. È il caso di Noah Schnapp, il quale ha affermato “O si sta con Israele o col terrorismo. Semplice”.