L’ultimo report della Cei: solo nel 2022 sono state 54 le vittime di abusi sessuali e la metà di loro ha subito violenza nelle parrocchie.
La Cei è la Conferenza episcopale italiana, un’assemblea permanente costituita dai vescovi italiani e che dal 24 maggio 2022 è presieduta dal cardinale Matteo Maria Zuppi, arcivescovo metropolita di Bologna.
Da sempre, l’organizzazione si occupa di dare orientamento nel campo dottrinale e pastorale, mantenere i rapporti con le pubbliche autorità dello Stato italiano e studiare i problemi che interessano la vita della Chiesa cattolica in Italia.
Proprio quest’ultimo punto ha interessato un report presentato in occasione della Conferenza episcopale italiana tenutasi ad Assisi lo scorso 16 novembre: le indagini fatte dalla Cei puntano nuovamente l’attenzione sul tema della pedofilia in ambito clericale.
Il cardinale Matteo Maria Zuppi ha presentato un report in cui mostra come la Cei abbia deciso di andare a fondo nella piaga della pedofilia in ambiente ecclesiastico. Da tempo, la Chiesa è posta sotto la lente d’ingrandimento proprio in seguito alle innumerevoli denunce di violenze subite da parte di uomini di chiesa o, comunque, in ambiente religioso. Il cardinale che presiede la Cei ha così voluto dimostrare che la chiesa non insabbia, ma si è organizzata per ascoltare tutti coloro che sono stati vittime di abusi.
Tra le presunte vittime di pedofilia segnalate nel 2022 alle diocesi italiane viene evidenziato come la gran parte siano minorenni: 35 su 54 denunce da parte delle presunte “prede” degli uomini di chiesa. Nel report, inoltre, viene spiegato come metà delle molestie o violenze sia avvenuta nei locali delle parrocchie, ma non mancano anche i casi in cui le violenze siano state perpetrate in ambiente come la scuola o il campeggio parrocchiale, ma anche in occasione di eventi diocesani o nelle riunione del movimento o dell’associazione.
Il report presentato ad Assisi vuole dimostrare come la Chiesa non intenda più chiudere gli occhi davanti a queste denunce. “La prescrizione, nella Chiesa, non c’è. Chiunque, anche a distanza di anni, viene ascoltato – ha voluto sottolineare il cardinale Zuppi – . Facciamo sempre un procedimento interno. In molti casi non c’è il rimando al penale per la scadenza dei termini. Ma per noi no, non c’è scadenza”.
Al report presentato da Zuppi, tuttavia, La Rete L’Abuso ha replicato in modo perentorio, mettendo in dubbi i dati evidenziati: “Oltre a non denunciare i casi alle autorità civili, non fornisce alcun dato su fatti luoghi ecc. e di conseguenza è inverificabile”. Ad oggi, però, le segnalazioni e le denunce esistono e, come evidenziato, le vittime sono per lo più bambina e ragazzine, ma anche bambini di sesso maschile.