L’Italia vieta la carne coltivata, è l’unica nazione dell’Unione Europea ad essersi opposta alla sua introduzione
È arrivato il divieto per la produzione della carne coltivata. L’Italia si è confermata l’unica in Ue.
Il sì è arrivato ieri, 16 novembre 2023. Il parlamento ha approvato la legge che vieta ufficialmente la produzione di carne tramite coltivazione cellulare o tessuti di animali vertebrati. Il divieto è esteso anche alla commercializzazione di questi prodotti vegetali, i quali verrebbero realizzati senza nuocere alcun animale.
Il divieto, tuttavia, riguarda anche la dicitura utilizzata per potersi riferire a questa produzione: secondo la maggioranza, non è legittimo riferirsi a questi alimenti usando parole come “burger” o qualsiasi termine richiami il concetto di carne. Per i trasgressori sono previste multe da 10.000 a 60.000 €.
A dire sì è stato il governo di maggioranza, contro l’astensione del PD e il netto no di Movimento 5 Stelle e Alleanza Verdi e Sinistra (Avs). A tutti gli effetti, l’Italia è l’unico paese dell’Unione europea ad andare controtendenza, il che ha costituito un vanto per la maggioranza: “È un risultato storico, siamo il primo paese a livello mondiale ad aver normato il divieto di vendita e commercializzazione di prodotti fatti in laboratorio” ha affermato Coldiretti.
Il provvedimento è stato caldeggiato e portato avanti dal Ministro Lollobrigida, il quale ha impropriamente definito la carne di coltivazione cellulare come “carne sintetica” o “carne di laboratorio”. Tuttavia, non sono mancate, fuori e dentro il parlamento, opinioni contrastanti a quella dominante, che pongono in primo piano l’aspetto economico, oltre quello antispecista.
L’Italia sarà esclusa dal commercio globale
Per ogni Maria Cristina Caretta che ha affermato l’importanza del provvedimento per tutelare la salute del cittadino, vi è una Carla Rocchi (Enpa) che ha sottolineato la pericolosità politica della norma, in quanto c’è il rischio di infrazione delle direttive europee. Inoltre, Rocchi ha previsto un’era nera per i cittadini, i quali dovranno pagare lo scotto economico di “questa deriva reazionaria”, l’ha definita.
Infatti, la carne coltivata rappresenterà un innesto economico per le casse degli stati europei, nonché un salto in avanti per la tutela dell’ambiente, che risente dell’impatto devastante degli allevamenti intensivi. L’Italia, invece, rimarrà indietro per continuare a seguire la sua stella polare firmata “Made in Italy”, arpionando spaghetti al pomodoro coltivato nello Xinjiang.