Viaggiare nello spazio può avere conseguenze importanti sulla salute dell’uomo: ecco cosa è emerso dalle ultime ricerche.
Gli astronauti che viaggiano nello spazio subiscono dei cambiamenti cerebrali a causa dell’assenza di gravità.
Su coloro che hanno effettuato viaggi nello spazio, quindi, sono stati effettuati una serie di studi che hanno evidenziato quali potrebbero essere le conseguenze delle ripetute missioni degli astronauti.
Ciò che è emerso, evidenzia la possibilità che, chi effettua viaggi della durata di più di sei mesi e con una cadenza frequente, potrebbe subire dei danni al cervello.
Durante le missioni spaziali di lunga durata, il cervello dell’uomo si adatta alla microgravità. Ciò porta alla dilatazione delle cavità che contengono il liquido cerebro-spinale intorno ai vasi sanguigni e, tale condizione, a lungo andare, potrebbe portare ad avere delle importanti conseguenze sulla vista. A dimostrare le ipotesi di un gruppo di studiosi sono state le analisi delle risonanze magnetiche di una quarantina di astronauti di Nasa, Agenzia spaziale europea (Esa) e russa (Roscosmos).
Lo studio fatto da un team internazionale di esperti è stato pubblicato sulla rivista dell’Accademia americana delle scienze (Pnas) ed è volto a prendere in considerazione delle soluzioni alternative per tutelare la salute umana in vista dell’esplorazione della Luna e di Marte. Tra i ricercatori che hanno firmato questo studio c’è anche Giuseppe Barisano, giovane ricercatore italiano nel campo delle neuroscienze all’Università della Southern California, che ha sottolineato come il viaggio in orbita superiore a sei mesi abbia portato all’aumento del volume degli spazi perivascolari, più negli astronauti della Nasa che nei cosmonauti della Roscosmos.
Nel momento in cui gli astronauti abbandonano la terra e iniziano a fluttuare in orbita, il cervello si adatta all’assenza di gravità. I ventricoli del cervello, organi in cui viene creato e immagazzinato il liquido che circonda il cervello e il midollo spinale, imbottendolo e proteggendolo dai traumi, iniziano quindi ad ampliarsi soprattutto nelle persone che hanno trascorso nello spazio un tempo maggiore a sei mesi.
Si è notato, inoltre, che le mutazioni del cervello proseguono fino a tre anni dopo, perciò coloro che effettuano viaggi ripetuti nello spazio sono soggetti ad un rischio maggiore e a cambiamenti irreversibili nel cervello. Attraverso specifici meccanismi il corpo umano distribuisce efficacemente i fluidi in tutto il corpo, mentre in assenza di gravità il fluido si sposta verso l’alto, spingendo il cervello nel cranio e provocando l’espansione dei ventricoli.