La tregua tra Hamas e Israele è giunta al termine, ma esiste la possibilità di un prolungamento del cessate il fuoco.
La tregua tra Hamas e Israele è giunta al suo quarto e ultimo giorno. Questa pace temporanea in realtà si è configurata più che come un momento di pausa durante il conflitto, poiché nel durante sono stati consegnati i reciproci ostaggi alla controparte.
Questo accordo ha inoltre permesso di rilasciare prigionieri di guerra e far entrare presso la Striscia di Gaza una serie di aiuti umanitari, necessari per il sostentamento della popolazione. Hamas ha manifestato ufficialmente la volontà di prolungare la tregua oltre, con il fine di incrementare il numero di ostaggi rilasciati.
Difatti, l’accordo tra Hamas e Israele prevedeva il rilascio di 50 ostaggi, 200 prigionieri a Gaza e 150 prigionieri palestinesi. Tuttavia, il numero effettivo dei rilasci avvenuto è minore: 39 ostaggi palestinesi e 117 prigionieri. Ciononostante, sono stati mandati a casa in sicurezza anche 24 israeliani di origine thailandese, il cui rilascio non era contemplato nell’accordo.
Il cessate il fuoco potrebbe però prolungarsi. Le Nazioni Unite hanno caldeggiato sin da subito questa eventualità, sottolineando quanto disastrata e drammatica sia la situazione. Anche gli Stati Uniti, i quali hanno partecipato attivamente alla stipula di questo accordo, si sono detti a favore della proroga della tregua.
Il ministro israeliano Benjamin Netanyahu ha manifestato una certa vaghezza di intenti, a dispetto di Hamas, sulla possibilità di estendere l’accordo tra le parti. Infatti ha affermato quanto segue: “Ipotizzare il rilascio di altri dieci ostaggi ogni giorno è una benedizione. Ma dopo l’accordo torneremo al nostro obiettivo: eliminare Hamas. Non ci fermeremo fino alla vittoria.“
Nelle prossime ore si assisterà dunque a ulteriori sviluppi sul fronte Gaza. La tregua ha permesso al popolo della Striscia di riorganizzare le forze e accedere a cibo, materiale sanitario e acqua, dopo settimane di bombardamenti incessanti. Secondo l’Agenzia delle Nazioni Unite, infatti, “Dovremmo inviare 200 camion al giorno per almeno due mesi per rispondere ai bisogni”. Queste le parole del portavoce dell’Unrwa, Adnan Abu Hasna.