Gli agricoltori francesi hanno capovolto i segnali stradali per protestare contro le tasse sempre più alte che stanno pagando.
In Francia, i produttori agricoli si sono ribellati. La rabbia di questa fetta produttrice della società si è manifestata in migliaia di centri rurali del paese: hanno capovolto i segnali stradali posti all’ingresso delle città, in forma di protesta.
Questa ribellione, definita “silenziosa” ma fastidiosa dagli automobilisti, è una reazione alle condizioni economiche in cui vertono gli agricoltori francesi negli ultimi mesi. L’obiettivo polemico è un mostro a tre teste: inflazione, tasse sempre più alte e insufficienti provvedimenti politici a sostegno di una transizione agro-ecologica.
Gli agricoltori francesi hanno infatti sempre costituito una parte importante dell’ingranaggio della ricchezza della nazione. Tuttavia, adesso hanno paura perché si sentono abbandonati dalle manovre economiche dello stato. Nel mirino non c’è solo la Francia, ma anche l’Unione europea.
I produttori agricoli hanno lamentato una scarsa attenzione alla situazione politica francese da parte dell’Ue. Le norme adottate per la transizione ecologica sono viste come un’imposizione dall’alto incompatibile con la necessità degli agricoltori di avere un tenore di vita dignitoso.
Gli agricoltori hanno protestato perché i redditi sono stati giudicati troppo bassi per contravvenire all’inflazione dilagante che sta investendo l’Europa. I cartelli stradali capovolti non sono stati l’unico slancio di protesta, però. In alcuni centri metropolitani, gli agricoltori hanno condotto il loro bestiame negli uffici pubblici, creando un certo disagio. Anche l’uso dei trattori è stato prolifico per la loro causa: sono state organizzate marce in numerosi distretti francesi, al fine di bloccare le attività usuali delle città.
A chiarire il punto di vista dei protestanti è stato Philippe Bardy, capo del sindacato degli agricoltori (Fnsea) in Occitania, il quale ha affermato quanto segue: “Stavamo pensando a come poter denunciare tutte le ‘indicazioni’ contraddittorie che il nostro settore continua a ricevere. Se qualcuno ci dice di fare una cosa un giorno e il giorno dopo il contrario, diciamo che stiamo camminando sulla testa e da lì è nata l’idea dei cartelli sottosopra. Questo è un mondo capovolto e va avanti sottosopra”.