L’auto di Filippo Turetta è arrivata in Italia, l’analisi del Ris sarà decisiva per chiarire la dinamica dell’omicidio
L’auto di Filippo Turetta è arrivata in Italia dalla Germania.
Nella sera di venerdì 15 dicembre, la Fiat Punto nera di Filippo Turetta è ritornata in Italia, dopo essere stata per settimane in Germania, lì dove l’assassino ha cercato di fuggire. L’automobile sarà sottoposta alle analisi del Ris per determinare, in via definitiva, le dinamiche dell’omicidio ai danni di Giulia Cecchettin.
La tecnica adoperata dal Ris è la Bloodstain Pattern Analysis: a partire dalle macchie di sangue, i tecnici sono in grado di ricostruire le fasi di un delitto. La stessa tecnica è stata utilizzata anche nel caso di Cogne, di cui rivelò l’autrice del delitto ai danni di Samuele Lorenzi, Annamaria Franzoni.
Nel caso del femminicidio di Giulia Cecchettin, il Bloodstain Pattern Analysis avrà il compito di confermare o smentire la versione fornita alle autorità da Turetta. Nello specifico, è necessario scoprire se Turetta abbia accoltellato mortalmente la vittima nell’auto o se l’abbia trascinata già morente all’interno della vettura.
Altri elementi cruciali per le indagini sono il coltello repertato dalla polizia tedesca, i sacchi neri, il cellulare dell’assassino e i nastri adesivi. Tutti questi oggetti concorreranno all’elaborazione di una sentenza definitiva circa la eventuale aggravante di premeditazione del delitto.
Il minuto di rumore e le querele
Quando Elena Cecchettin ha avuto conferma del femminicidio ai danni della sorella, per mano dell’ex fidanzato Filippo Turetta, ha parlato alle telecamere italiane lanciando un appello deciso: “Non fate un minuto di silenzio. Per Giulia, bruciate tutto”. Queste parole sono giunte in conclusione di un discorso lucido e articolato sulla sistematicità della violenza di genere che permea la società patriarcale italiana.
Il messaggio di Elena, ripreso successivamente anche dal padre Gino ai funerali della figlia Giulia Cecchettin, è stato poi messo in secondo piano e letto con una lente diversa da alcuni membri pubblici del parlamento. Nello specifico, Stefano Valdegamberi ha scritto un post su Facebook accusando Elena Cecchettin di indossare simboli satanisti e di essere troppo poco scossa, insinuando una presunta instabilità mentale. Perciò, di recente, la sorella della vittima ha deciso di querelare Stefano Valdegamberi.