Argentina, Milei contro le proteste in piazza: nuovi poteri alla polizia, potranno interrompere le manifestazioni
Il nuovo protocollo di Milei contro le manifestazioni e le proteste in piazza preoccupa molto le opposizioni e le ong per i diritti umani.
Sta facendo molto discutere il nuovo protocollo pubblicato dal ministero per gli interni argentino, uno dei primi atti emanati dal nuovo presidente Javier Milei. Nella circolare infatti vengono stabiliti dei nuovi principi a cui devono attenersi le forze dell’ordine durante le manifestazioni di protesta nel paese.
Ciò che ha suscitato indignazione da parte delle opposizioni è l’enorme potere che il governo ha deciso di dare alla polizia che avrà da adesso in poi la possibilità di interrompere gli scioperi laddove ritenga vi siano pericoli per la sicurezza pubblica, con la facoltà di poter arrestare i manifestanti molto più facilmente rispetto al passato. Preoccupa poi molto anche la decisione di creare un nuovo registro nazionale in cui saranno registrate tutte le organizzazioni del paese che indicono delle proteste contro lo stato argentino.
Un protocollo che sia le opposizioni che i sindacati definiscono “illegale e incostituzionale” e per questo il 20 Dicembre 2023, si terrà in Argentina una manifestazione aperta, per cui sono attese più di 50 mila persone, per protestare contro questa stretta che il governo intende dare contro le proteste. Gabriel Solano, dirigente del Partito Obrero ha dichiarato: “Prima annunciano una svalutazione brutale con tagli alla spesa, blocco delle opere pubbliche e licenziamenti. Adesso presentano un protocollo contro le manifestazioni che è illegale, dato che il diritto alla protesta è protetto dalla Costituzione”.
Il nuovo decreto non preoccupa soltanto i parti di minoranza in Argentina, ma anche il Cels, una Ong nazionale che da anni si occupa di difesa e tutela dei diritti umani, e che ritiene gravissime le disposizioni contro le manifestazioni contenute in questo nuovo protocollo: “Le misure del governo attaccano il diritto alla protesta, criminalizzano chi manifesta e perseguitano le organizzazioni sociali e politiche limitando diritti e garanzie”.