Monfalcone, sindaca leghista chiude le moschee. La comunità musulmana scende in piazza: “Siamo cittadini italiani, è anticostituzionale”
Oltre 8mila persone sono scese a protestare per le strade di Monfalcone dopo la decisione della sindaca leghista di chiudere le moschee.
Ormai da anni, Monfalcone è diventato un paese multietnico in cui circa un terzo della popolazione è composto da cittadini stranieri di fede musulmana.
Per questo la decisione della sindaca leghista Anna Maria Cisint di chiudere tutte le mosche che erano state aperte a Monfalcone nel rispetto della religione praticata da queste persone, ha scatenato una vera e propria rivolta da parte di questi cittadini.
Una prima protesta è arrivata il 23 Dicembre 2023, quando circa 8mila persone di fede musulmana hanno deciso di sfilare per le strade del paese per protestare contro una misura che ritengono leda in modo inaccettabile i loro diritti. La manifestazione ha sorpreso tutti per la grande partecipazione registrata, con migliaia di persone che sono arrivate dai paesi vicini, per mostrare solidarietà a questa parte della comunità che si è vista in pochi giorni chiudere tutti i luoghi in cui erano soliti andare a pregare e praticare la loro fede.
Gli slogan d’altronde erano inequivocabili: “Siamo cittadini italiani, paghiamo le tasse, parliamo correttamente l’italiano e contribuiamo alla produzione del Paese: chiudere i nostri luoghi di preghiera è anticostituzionale”. C’è anche da dire che la decisione della sindaca Cisint non è arrivata come un fulmine a ciel sereno, in quanto sono ormai mesi che la sua amministrazione vara una serie di misure che penalizzano la comunità musulmana.
In estate era arrivato ad esempio il divieto di fare il bagno a mare vestite per le donne, un provvedimento che aveva innescato diverse polemiche. Così come non erano affatto piaciute alla comunità musulmana le critiche della sindaca alla pratica del ramadan e al fatto che fosse pericoloso sottoporre anche i bambini a questo digiuno.
La situazione a Monfalcone tra l’amministrazione e la comunità musulmana era dunque tesa da mesi, e la decisione di chiudere i luoghi di culto è stata la classica goccia che ha fatto traboccare il vaso. Le proteste difficilmente si fermeranno, ed è probabile che all’inizio del nuovo anno ci saranno altre manifestazioni se la sindaca non torna indietro sui suoi passi.