È stata inventata una nuova funzionalità dell’AI: la lettura della mente.
Mentre Elon Musk è in procinto di sperimentare sugli esseri umani il suo chip Neuralink, anche le IA compiono passi da gigante per il loro progetto. La nuova CEO e già capo ingegnera OpenAi, Mira Murati, ha infatti reso noto le nuove funzionalità delle intelligenze artificiali: la lettura della mente.
Questo è da intendersi come un progresso scientifico di grande portata: la lettura della mente riguarderebbe la ricezione degli impulsi sinaptici degli individui affetti da gravi disabilità in seguito a ictus o altre malattie invalidanti della mente. Tramite un particolare metodo, l’intelligenza artificiale potrebbe restituire la parola a questi individui.
La scoperta è arrivata da Sydney, da un gruppo di ricercatori dell’Università di Tecnologia australiana. Questi hanno sviluppato un nuovo sistema portatile e, soprattutto, non invasivo che possiede la capacità di convertire i pensieri di una persona in parole scritte. Il tutto tramite un’Ai.
Questo metodo è innovativo e rivoluzionario, poiché fino ad ora, per far sì che ciò accadesse, era necessario che il soggetto si sottoponesse a un intervento chirurgico delicato e piuttosto invasivo. Per di più, l’iter per giungere all’intervento è costoso e lungo.
I ricercatori australiani hanno dichiarato che i partecipanti al loro studio sottoposti ai test hanno seguito il presente iter. Leggevano in silenzio un testo indossando un particolare berretto in grado di registrare l’attività elettrica del cervello, il tutto grazie a un elettroencefalogramma.
Una volta catturati i segnali cerebrali, DeWave, l’intelligenza artificiale sviluppata appositamente per la “lettura della mente”, li ha associati a un modello linguistico, simile a quello impiegato dall’applicazione Chat GPT. Attualmente, la precisione dei risultati si attesta intorno al 40%.
Secondo le menti più esperte nel settore, c’è da aspettarsi l’utilizzo di questa tecnologia non solo per assistere persone che hanno perso la capacità di parlare a causa di malattie come l’ictus, bensì anche in contesti robotici che coinvolgono la comunicazione tra esseri umani e macchine.
Se questo tipo di tecnologia fosse implementata nel quotidiano, l’essere umano vivrebbe una nuova era. Innanzitutto, si abbatterebbero le prime barriere linguistiche, ma soprattutto si compirebbe il primo passo verso una società meno abilista. L’accessibilità è infatti una delle stelle comete di DeWave.