In carcere da 20 mesi per un’estorsione di 2 euro
Kevin Egulbor è in stato di detenzione da 20 mesi a Napoli, nel carcere di Poggioreale. Ha estorto 2 euro.
Ha 25 anni Kelvin Egulbor, il detenuto del carcere di Poggioreale, a Napoli, accusato di estorsione. In primo grado, è stato condannato a 5 anni di carcere, di cui ha già scontato 20 mesi. Secondo l’accusa, Egulbor avrebbe minacciato un uomo di danneggiargli la cappotta dell’auto se non gli avesse concesso 2 euro per parcheggiare a Fuorigrotta.
Il fatto sarebbe avvenuto nei pressi di Via Campana e Via Giulio Cesare, proprio a Fuorigrotta. Secondo l’accusa, questa non sarebbe stata la prima volta per l’accusato. Secondo l’avvocato infatti, ci sarebbero altri uomini minacciati per 2 euro e per la stessa ragione: parcheggiare a Fuorigrotta.
Ciononostante, Salvia Antonelli, l’avvocata difensora di Kelvin Egulbor ha affermato quanto segue: “Non è possibile che una persona possa rimanere in carcere da tanto tempo per una estorsione, reato che noi contestiamo abbia compiuto, di appena due euro. Mentre magari ci sta chi se ne va in giro dopo aver commesso un omicidio”.
Inoltre, sono trapelate alcune informazioni sulla vita privata di Egulbor tramite Antonelli. Kevin è un mendicante che ha ricevuto assistenza presso la chiesa San Vitale della provincia di Napoli. Secondo il parroco, il 25enne ha lavorato per lui con qualche commissione retribuita, vivendo anche di elemosina. Poi, d’un tratto, è finito in carcere.
L’appello di Salvia Antonelli
L’avvocata Salvia Antonelli, in difesa del suo assistito, ha affermato quanto segue: “Non sussistono le esigenze cautelari che legittimano la detenzione in carcere e vi è una evidente sproporzione tra la personalità dell’imputato, il fatto in contestazione e la misura cautelare che sicuramente impedisce ad Egubor di intraprendere una seria e corretta prosecuzione del percorso di vita e di crescita formativa”.
Stando così le cose, Antonelli chiederà domani, martedì 9 gennaio 2024, la sua immediata scarcerazione. Il fatto ha attirato l’attenzione di Samuele Ciambriello, garante delle persone private della libertà personale: “Viene ignorata la pronuncia della Corte costituzionale del 24 maggio scorso con cui si dichiara l’illegittimità dell’articolo 629 del codice penale, quando per la particolare tenuità del danno, il fatto risulti di lieve entità”.