Il cementificio macina-rifiuti. Preoccupazioni e proteste nel bergamasco
Cementificio al centro città desta preoccupazione per la salute dei cittadini
Calusco D’Adda è un piccolo comune del bergamasco di circa 8.000 abitanti. Proprio nei pressi del centro cittadino c’è uno storico cementificio che da anni fa parlare di sé per la mole di rifiuti che produce e che viene sempre autorizzata dalle amministrazioni. Le preoccupazioni delle persone della zona e dei sindaci dello stesso Calusco D’Adda e di quelli limitrofi è che un tale quantitativo di spazzatura che viene bruciata possa essere estremamente dannosa per la popolazione.
Difatti il numero di ammalati di cancro tra i cittadini della piccola provincia di Bergamo è davvero alto e pare evidente la diretta correlazione del fenomeno con la presenza di un tale colosso macina rifiuti proprio a ridosso della cittadina. Degli ultimi giorni è inoltre la notizia che il cementificio abbia ottenuto il via libera per incrementare ulteriormente la mole di rifiuti che può bruciare. Gli scarti di produzione autorizzati passerebbero dall’attuale limite di 30 mila tonnellate all’anno ad addirittura 110 mila tonnellate annue.
In tal modo la quantità di scarti industriali bruciata diventa addirittura il triplo e questo provocherà immancabilmente un ulteriore impennata dei casi di cancro e di problemi respiratori tra le persone. Pare impossibile ai sindaci della zona che tutto questo stia avvenendo nella legalità e seguendo i normali iter normativi. Pertanto sei sindaci della provincia di Bergamo hanno deciso di presentare un ricorso al Tar.
L’escalation delle autorizzazioni ricevute per aumentare il volume di rifiuti
Il cementificio in questione nasce nel 1907 e dal primo dopoguerra è entrato a far parte del Gruppo italcementi spa, essendo poi in seguito acquistato dal gruppo tedesco Heidelberg Cement nel 2015. Entrando a far parte di quest’ultima azienda il cementificio ha quadruplicato nel giro di pochissimi anni il numero di rifiuti bruciati. E anche se a più riprese è stata ribadita la promessa di passare a combustibili alternativi, al momento non si sono avuti veri riscontri.
I problemi veri e proprio sono cominciati già 20 anni fa, allorquando al cementificio fu dapprima accordato di utilizzare del combustibile da rifiuti e poi in seguito anche di diversificare i rifiuti adoperati, aggiungendo anche gomme, plastiche, pneumatici e biomasse legnose. Nel 2016 è stata presentata dal comune la prima relazione che esprimeva preoccupazione per l’impatto ambientale e per il riflesso sulla salute dei cittadini, ma da allora non si sono fatti grandi passi in avanti.
La protesta di sindaci e cittadini
I cittadini protestano e si rivolgono alle autorità, mentre i sindaci della provincia hanno fatto la loro mossa. Non resta che attendere la risposta del Tar, sperando che nel frattempo i danni non siano così elevati.