Letteratura e tecnologia: l’AI soppianta gli scrittori?
Il diritto d’autore a rischio: l’intelligenza artificiale nei libri
Negli ultimi anni le discussioni circa l’utilità e l’impiego dell’intelligenza artificiale nella vita di tutti i giorni hanno spopolato. I fautori del progresso tecnologico a ogni costo apprezzano qualsiasi applicazione della stessa e stanno sperimentando vari modi per sfruttarla nelle attività quotidiane. I più restii invece sono attanagliati da dubbi e preoccupazioni, quali il degenerativo sovrautilizzo e il conseguente soppiantamento dell’attività umana.
Tra le forme di A.I. che più stanno spopolando vi è l’utilizzo di Chat GPT, uno strumento virtuale che permette di avere un’interazione dinamica e costruttiva con l’intelligenza artificiale e che si pone una spanna sopra i comuni dispositivi domestici quali Alexa o Siri. Difatti utilizzando questa chat si può avere una conversazione con il computer e chiedere a esso di elaborare una qualsiasi cosa, da testi creativi a lettere d’amore, storie, racconti o documenti tecnici.
L’intelligenza artificiale scava a ritmi velocissimi nel web e rielabora pezzi di testi trovati qua e là creando misture originali e creative in base alle nostre istruzioni e richieste. Una versione dell’A.I. altrettanto interessante è quella dedicata alle immagini. Con semplici istruzioni impartite, essa creerà per noi immagini veritiere e astratte che in alcuni casi possono sostituirsi anche alle foto, generando peraltro un mare di foto fake.
L’ultima novità che ha destabilizzato la società civile è stata invece l’applicazione della chat virtuale alla letteratura.
Il caso letterario di Rie Kudan e l’Ai
Rie Kudan è una giovane scrittrice giapponese, classe 1990. Di recente ha fatto notizia perché ha vinto un premio letterario per il suo ultimo lavoro. Il romanzo si chiama The Tokyo tower of sympathy ed è la storia di un architetto che deve costruire una confortevole prigione nel cuore di Tokyo. Dopo aver ricevuto il premio Akutagawa e i complimenti della giuria, che ha definito il suo testo impeccabile e interessante, l’autrice ha però lasciato tutti senza parole confessando di aver scritto utilizzando Chat gpt.
La giovane scrittrice spiega che la sua è stata una collaborazione attiva con l’intelligenza artificiale, con la quale la stessa avrebbe dialogato esponendole la sua idea e i pensieri e che l’A.I. l’avrebbe aiutato nella stesura di parte del testo e dei dialoghi. Insomma all’incirca il 5% del libro, a suo dire, è frutto di chat gpt, tanto è vero che Kudan cita tra gli autori proprio l’intelligenza artificiale. Afferma inoltre, nonostante lo sconcerto generale, che continuerà ad avvalersi di questo aiuto perché stimola la sua creatività.
La reazione dei social
La reazione del pubblico sui social è stata immediata. Il biasimo è stato generale e molti cominciano a dubitare sulla maternità di alcuni libri. Ma come distinguere la scrittura umana da quella digitale? E soprattutto è il caso di preoccuparsi per il diritto d’autore?