Inclusività e rappresentatività: che cos’è davvero lo schwa?
Ma che cos’è davvero lo schwa? Come si pronuncia e perché esiste? Tutto è spiegato qui.
Se ne sente parlare molto in giro, soprattutto negli ultimi mesi. Se ne sente parlare bene e male, soprattutto nella parte del mondo che vive sui social network. Probabilmente, non tutti conosceranno il suo significato, né che quel segno si chiami così. Se per caso ci si è incappati, bisogna sapere che questo – ə – si chiama schwa.
Lo schwa (ə) è un segno che proviene dal mondo della fonetica, ossia la disciplina che studia i suoni delle lingue e che fa comprendere come si pronunciano le parole. Perciò, la fonetica si serve di segni e simboli particolari per indicare ciascun suono. Ad esempio, per far capire “sc“ di “scemo” si adotta un simbolo specifico.
Il segno della e capovolta, dunque, altro non è che un segno che viene da questa disciplina. Il suo suono va a indicare il modo in cui si pronuncia, ad esempio, “eau” di “eau de purfum”. Per le persone che parlano il dialetto napoletano, lo schwa corrisponde a tutte le vocali lasciate in sospeso a fine di una parola.
Ne consegue che lo schwa ha origini antichissime, quanto è antica la fonetica. In molti, infatti, credono che questo segno sia stato inventato da chi, negli ultimi anni, ha preso maggiormente a utilizzarlo. Spesso, l’uso dello schwa ha innescato discussioni politiche molto accese. Ma perché?
Chi usa lo schwa e perché?
Lo schwa è utilizzato da diversi individui sensibili alla causa dell’inclusività e della rappresentatività. Nello specifico, viene usato per indicare una folla in cui sono presenti sia uomini che donne: invece di dire “Ciao a tutti”, parlando dunque solo riferendosi al maschile, viene detto “Ciao a tuttə”.
Un’altra occasione in cui viene utilizzato lo schwa è per riferirsi a persone non binarie o agender, vale a dire tutte quelle persone che non si riconoscono né nell’identità sessuale maschile, né in quella femminile. Questa pratica non è un’invenzione italiana: in inglese, ad esempio, le persone non-binary si riferiscono con pronomi neutri a sé.
La causa della rappresentatività storpia l’italiano?
L’uso dello schwa non è obbligatorio, bensì offre un’opportunità espressiva in più. Presenta comunque delle criticità, infatti, la sua pronuncia è piuttosto complessa e crea problemi a chi, ad esempio, è dislessico. Coloro che utilizzano lo schwa non hanno la pretesa di legiferare in merito alla lingua italiana, bensì hanno desiderio di palesare un disagio, un vuoto comunicativo.
Lo schwa è il campanello d’allarme di una fetta sociale che non si sente tutelata o rappresentata. Tuttavia, secondo alcuni linguisti eminenti come Vera Gheno, la quale non promuove lo schwa, ma ne analizza gli usi, benché lei stessa ne faccia uso, lo schwa non è una storpiatura della lingua. In verità, la lingua è in costante evoluzione.