Le bugie di Eni: aveva promesso di usare fonti rinnovabili
Inquinamento e crisi ambientale: l’impatto dei combustibili fossili
La crisi ambientale che negli ultimi anni sta riempiendo i dibattiti internazionali e spingendo a modificare le agende politiche degli stati mondiali, sta mettendo a dura prova le abitudini delle nazioni e delle loro grandi imprese.
L’inquinamento ha raggiunto livelli mai visti prima e l’impatto su flora e fauna è evidente, senza contare che il numero di calamità naturali quali terremoti o alluvioni assolutamente imprevedibili provocano danni e morti.
Al centro dei programmi politici europei c’è da molto tempo ormai l’obiettivo di ridurre progressivamente ma inesorabilmente le emissioni di anidride carbonica nell’aria. Per farlo bisogna innovare e mettere a punto sistemi di efficienza energetica che consentano la riduzione dell’impronta inquinante.
Naturalmente l’utilizzo di combustibili fossili nella produzione è uno degli elementi da scardinare a favore di un maggiore uso di fonti rinnovabili. In tal senso purtroppo Eni non si è mai distinta per comportamenti esemplari.
Eni spa è una multinazionale impiegata da decenni nel settore degli idrocarburi. Le sue azioni e le sue politiche hanno condotto spesso il colosso a macchiarsi di azioni poco raccomandabili e in alcuni casi di veri e propri crimini.
Eni manca alla sua promessa sull’uso di fonti sostenibili
Le contestazioni a Eni provengono dalle associazioni e da moltissimi cittadini, al punto che nel 2020 l’azienda aveva annunciato un suo impegno nel settore delle rinnovabili, promettendo ai più scettici di azzerare nel 2023 la produzione di biocarburanti da olio di palma e Pfad.
Ebbene il 2023 si è ormai concluso e da Eni non provengono segnali confortanti. Nello specifico, Transport and Environment, che ha condotto un’indagine sulla produzione del gigante con il logo del cane a sei zampe, ha scoperto le bugie di Eni.
Difatti per tutto l’anno appena conclusosi avrebbe importato in maniera regolare prodotti a base di olio di palma, in particolar modo di Pfad. I dati certi dimostrano che fino a novembre 2023 nulla è cambiato. Dall’Indonesia all’Italia si è registrato il passaggio di almeno otto navi cisterna che hanno trasportato Pfad fino alle raffinerie italiane per farne biodiesel.
Situazione italiana
L’Italia è purtroppo oggi ancora molto indietro nel processo di transizione ecologica, complice anche la considerazione che l’amministrazione Meloni concede all’uso di biocarburanti. In realtà questi provengono dall’utilizzo di grassi animali e di scarti di oli da cucina. Il nostro paese è il terzo consumatore europeo a utilizzarli.