Università di Torino, le studentesse aprono il vaso di Pandora: denunciati per molestie Giancarlo Di Vella e un professore di Filosofia
All’università di Torino si è aperto il vaso di Pandora: le studentesse denunciano le molestie sessuali subite da diversi docenti.
Foto, video, chat e testimonianze sono solo alcune delle prove racchiuse nelle centinaia di segnalazioni che le autorità hanno ricevuto e continuano a ricevere per quel che riguarda la condotta di alcuni docenti dell’Università di Torino. Inatti, sono stati organizzati cortei e manifestazioni a sostegno da parte dell’Unione degli Studenti e Non Una di Meno.
Le proteste hanno preso il via grazie a due denunce specifiche, ossia quella ai danni dell’ex direttore della scuola di specializzazione di medicina legale, Giancarlo Di Vella e quella per il professore di filosofia, nello specifico di estetica, in procinto di andare in pensione, benché non intendesse farlo.
Si tratta di oltre 136 casi di molestie sessuali da indagare, ma Di Vella e il docente di estetica sono ora agli arresti domiciliari poiché i fatti che li riguardano sono già stati verificati. Secondo alcune testimonianze, il prof di estetica in questione aveva una politica: promuovere le ragazze a patto che fossero “abbastanza calde”.
Palpeggiamenti durante gli esami o durante le dimostrazioni o durante le lezioni, conversazioni su whatsapp moleste: questa è la verità che sta venendo a galla dalle indagini presso l’università di Torino, dove da qualche giorno vengono prelevati i docenti molestatori nel bel mezzo delle lezioni. Una rapidità di intervento inusitata.
La dichiarazione di Camilla Piredda
Camilla Piredda è coordinatrice dell’Unione degli Universitari (Udu) e così ha commentato la verità su quanto sta avvenendo a Torino, presso le facoltà dell’università prestigiosa della regione: “Le università non sono spazi sicuri. Ognuna di noi ha una storia da raccontare. Storie che riguardano compagni di corso, personale d’ateneo, docenti universitari. Gli abusi di potere da parte di chi siede nelle cattedre delle nostre università sono all’ordine del giorno: ci troviamo costrette a scegliere tra la nostra carriera universitaria ed il nostro diritto a denunciare”.
Le denunce sono state inoltre accompagnate dalla somministrazione di sondaggi per indagare con maggiore oggettività l’entità del fenomeno. Una delle dottorande ha dunque confessato come segue: “Spesso mi hanno trattato come una segretaria, chiedendomi di ricordare loro gli appuntamenti e di gestire la parte burocratica dei corsi in comune”.