La crisi dell’horror, survival o TPS? | Ascesa, decadenza e speranza di Silent Hill
L’horror sta vivendo una crisi identitaria senza pari nel contesto videoludico: il genere sta mutando forma e non si sa perché.
Il genere horror ha appassionato e appassiona tuttora giovani, adulti, persino bambini. Il brivido dell’horror è un’emozione intensa che raramente può essere replicato nella vita quotidiana. Nel contesto della finzione, però, l’horror ha aperto le sue braccia a molteplici media.
Tra questi, vi è il medium del videogioco. Sin dai tempi della prima Playstation, i player hanno goduto delle esperienze di diversi titoli, cascati a macchia d’olio in tutto il mondo a partire dagli anni ’90: Dino Crisis, Resident Evil, Silent Hill, Alone in the Dark.
Con il trascorrere degli anni, l’identità di queste IP (proprietà intellettuale) è andata sempre più delineandosi, restituendo ai propri giocatori un concetto forte alla base delle esperienze videoludiche proposte. Nello specifico, il caso di Resident Evil e Silent Hill appare straordinario.
RE è nato prima, spadroneggiando sul mercato a lungo grazie all’idea di un virus scifi che rendesse tutti zombie, mostrando un complotto farmaceutico e politico alla base della fine del mondo. L’idea di RE si faceva forte di un contesto segnato dalla crisi climatica e dalle proteste antiglobaliste del tempo. Konami rispose con Silent Hill.
La risposta di Konami
Konami decise di creare un’IP che fungesse da competitor a RE. Nacque così Silent Hill, un horror psicologico che punta tutto sulla concretizzazione mostruosa dei problemi mentali del protagonista. Un’idea attuale e disturbante, valida e accattivante per quanti preferissero l’introspezione konamiana all’azione TPS di Capcom (RE).
RE si configurava un’esperienza verisimile – del resto la fantascienza è questo – e controversa da un punto di vista politico. Silent Hill penetrava negli abissi della psiche umana, mettendo in difficoltà i giocatori, scardinando credenze, certezze e perfino i sensi. Tuttavia, qualcosa è andato storto.
Decadenza e speranza di Silent Hill
Uno dei punti di forza della saga di Silent Hill è sempre stata la debolezza del protagonista da impersonare. Differentemente da RE, in cui si vestono i panni di agenti di polizia o soldati preparati alla guerra, in Silent Hill si controllano persone comuni: nel secondo capitolo, ad esempio, James è un marito alla ricerca della moglie scomparsa.
L’incapacità di difendersi dei personaggi da controllare ha dato linfa al genere survival. Tuttavia, Konami ha zoppicato negli ultimi anni, restituendo al pubblico dei capitoli poco impattanti emotivamente. È stato inoltre annunciato il remake del secondo capitolo degli anni ’90: ciò che ha scontentato gli utenti è stato il fatto che sempre più sembrerebbe essere diventato uno sparatutto simile a RE. La speranza? Silent Hill f.