Netanyahu limita libertà di culto | La minaccia: “Liberi gli ostaggi o ancora attacchi su Rafah”
Gli attacchi su Rafah hanno registrato 70 morti dopo il raid. Adesso Netanyahu ha impedito l’accesso alla spianata delle moschee per gli arabi palestinesi.
Negli ultimi giorni, gli attacchi in terra palestinese sono continuati. Tra questi, c’è stato il raid a Rafah, che ha causato, secondo fonti palestinesi, ossia il Wafa, 70 morti. Dal punto di vista di intellettuali e scienziati politici, Rafah sarebbe la città più importante in questa fase della contesa, poiché rappresenterebbe l’ultimo baluardo di resistenza delle forze antagoniste a Israele.
Adesso il capo dello stato israeliano, Benjamin Netanyahu, ha impedito l’accesso libero agli arabi palestinesi presso la spianata delle moschee. Da Israele è giunta dunque una minaccia, per bocca del ministro della Guerra Benny Gantz: “Il mondo e i leader di Hamas devono sapere che se entro il Ramadan i nostri ostaggi non saranno a casa i combattimenti continueranno nell’area di Rafah”.
Gantz ha pronunciato queste parole durante una conferenza tenutasi a Gerusalemme che coinvolgeva diverse organizzazioni ebraiche anche statunitensi. Il ministro ha continuato così: “Lo faremo in modo coordinato, in dialogo con i nostri partner americani ed egiziani, per facilitare le evacuazioni e ridurre al minimo le vittime civili”.
Ciononostante, secondo le fonti palestinesi di Wafa e quelle di Hamas, ciò che Netanyahu starebbe proponendo è illegittimo da un punto di vista umanitario. Impedire l’accesso al luogo di culto arabo a tutti i palestinesi andrebbe a indicare una forte repressione della libertà di culto degli individui. Anche un Ahmad Tibi, membro dell’entourage israeliano, si è opposto a questa scelta: “Il divieto per i musulmani di pregare nella moschea durante il mese sacro del Ramadan merita di essere discusso alle Nazioni Unite”.
Le intenzioni di Israele secondo Hamas
Un rappresentante dell’Ue, Joseph Borrell, ha dichiarato la situazione critica, schierandosi contro Israele: “Se vogliamo avere credibilità dobbiamo denunciare la situazione in Cisgiordania, dove avvengono azioni terroristiche contro la popolazione palestinese: ho chiesto agli Stati membri di sanzionare i coloni violenti ma non abbiamo ancora trovato l’unanimità, vediamo cosa avranno da dire i ministri oggi”.
Secondo Hamas, dunque, la limitazione di accesso alle zone delle moschee, nella fattispecie quella di Al-Qasa, indicherebbe una chiara intenzione di Israele: continuare a espandere la propria occupazione. Difatti, ciò che spesso non viene ricordato da tutti al netto di 75 anni copiosi di storia, è proprio il fatto che Israele controlli delle colonie in territori palestinesi.