Un soldato USA si è dato fuoco in segno di protesta contro Israele
Il soldato degli USA Aaron Bushnell si è dato fuoco davanti all’ambasciata israeliana in segno di protesta.
“Mi chiamo Aaron Bushnell e sono un soldato dell’Air United States Army. Non sarò più complice di questo genocidio” sono state le parole di Aaron Bushnell prima di posizionarsi di fronte all’ambasciata israeliana a Washington, cospargersi di benzina e darsi fuoco in diretta social.
Le sue ultime parole sono state “Free Palestine! Free Palestine!”, ripetute fino allo stremo, finché non ha esalato l’ultimo respiro. Troppo tardi sono arrivati i soccorsi che hanno spento l’incendio controllato. Il soldato aveva già perso la vita attraverso uno dei più potenti gesti politici che possano essere compiuti.
Il suo atto politico, spiegano sui social alcuni giornali online, non verrà dimenticato, né andrà svilito. Da sempre, gli Stati Uniti hanno sostenuto il governo di Israele nella dominazione della popolazione palestinese, per cui il sacrificio di Bushnell ha una valenza molto forte e simbolica, soprattutto al netto dell’attuale situazione internazionale.
Soltanto nella giornata di oggi, 26 febbraio 2024, sono stati uccisi 86 palestinesi e feriti 146. Nel nord di Gaza, i palestinesi stanno invece soffrendo la fame, poiché a corto di risorse e privi di energia elettrica. Inoltre, i continui bombardamenti di Israele hanno impedito il transitare degli aiuti umanitari da sud a nord.
L’azione politica di Bushnell
Aaron Bushnell aveva solo 25 anni, ma ha deciso di prendere una posizione decisa per affermare con forza “Stop al genocidio a Gaza”. L’ha fatto davanti agli occhi di Israele, presso l’ambasciata a Washington. Ciononostante, sui social il suo gesto è stato più volte già sminuito e la sua persona bistrattata con frasi denigratorie, quali “Si vede che era malato di mente, addirittura darsi fuoco”.
Il suicidio, mentre urlava “Free Palestine”, ha significato molto. Il suo gesto si inserirà nella storia, laddove troverà dei precedenti importanti, come ad esempio quello di un monaco buddista tibetano, il quale si diede fuoco in segno di protesta contro il governo accentratore di Pechino. Ancora oggi, sembrerebbe essere il gesto più estremo per farsi ascoltare.