Past Lives, Celine Song debutta come sceneggiatrice e regista | Ultima settimana per recuperarlo al cinema
Past Lives è il film debutto di Celine Song: ha conquistato i cuori più cinici con la sua delicatezza.
Past Lives è il film di debutto di Celine Song, regista e sceneggiatrice di questo capolavoro del 2023, uscito al cinema in Italia solo nel 2024, a partire dal 14 febbraio. Il film è un progetto indipendente che potrebbe qualificarsi come il film dell’anno.
I protagonisti sono tre personaggi simili, ma diversi tra loro, interpretati da Greta Lee, Teo Yoo e John Magaro. Ognuno di questi incarna un tipo di individuo nuovo, che raramente trova posto sul grande schermo. Tra tutti, il personaggio che ha colpito è stato Arthur (John Magaro).
Per la prima volta, in una pellicola così delicata come Past Lives, poiché tratta di un amore complesso e mai consumato, il fidanzato della protagonista non è un uomo tossico e geloso, un elemento da distruggere o eliminare. Si tratta di un uomo consapevole e rispettoso del sentimento provato da sua moglie per un altro uomo.
Non una moina disfunzionale, un accesso di gelosia, bensì solo una profonda empatia nei confronti di una donna le cui scelte vengono stimate e non prescritte o indirizzate, suggerite. Arthur è un uomo scritto con maestria, un uomo che molti vorrebbero esistesse davvero nel quotidiano.
Un po’ di trama
Past Lives è la storia di un sentimento tra due individui coreani. Lei va via dalla Corea a 12 anni, insieme alla sua famiglia che si stabilisce negli Stati Uniti; lui resta lì. Entrambi crescono in due contesti diversi, finché, 12 anni dopo, i due si ritrovano a riprendere i contatti tramite Facebook e Skype.
Con il trascorrere del tempo, il loro sentimento cresce, ma deve fare i conti con le radici piantate in due mondi diversi, non solo da un punto di vista logistico. Past Lives è la storia di un tipo di amore inspiegabile, mai indagato nella storia del cinema.
L’attenzione alla lingua
Uno dei punti di forza del film, oltre alla chimica e alla forte connessione tra i due attori, nonché l’amalgama che Song destina allo spettatore con la sua direzione intima, è l’uso della lingua. A qualche spettatore più pigro potrebbe scoraggiare sapere che ci siano molti sottotitoli. La ragione però è funzionale.
Il marito statunitense non comprende bene il coreano e questo elemento lo esclude a priori dal cerchio magico che si crea attorno ai due. D’altronde, il Hae Sung non comprende bene l’inglese, una lingua ormai interiorizzata da Nora. Proprio questo scontro linguistico, questa macchinosità così presente, è una delle chiavi di lettura del film.